L'emoció feta a cant: Josep Carreras va impressionar a Cap Roig

Avevo promesso che avrei cercato di mantenere intatta la mia oggettività, ma mi chiedo fino a che punto si possa essere oggettivi quando si tratta di mettere su carta, anche se solo virtualmente, qualcosa che si ha vissuto sulla propria pelle, e in modo tanto intenso. Fisicamente sono qui al computer che scrivo, ma la mia testa è ancora là, in Catalunya. 
Il concerto di Josep Carreras per il Festival Jardins de Cap Roig era da tempo previsto per sabato 30 Luglio, alle 22, ma qualche giorno prima le previsioni metereologiche sembravano mettere in dubbio lo svolgersi dell’evento per la data prefissata, previsioni che non erano frutto di fantasia, e che infatti non hanno risparmiato buona parte del Barcelonès, colpito duramente dalla grandine. Ma i miracoli esistono, e ogni tanto bisogna crederci: a Calella de Palafrugell splendeva il sole nel tardo pomeriggio di sabato, e a Cap Roig si poteva godere di un panorama talmente bello da levare il fiato. 

photo by:  aragirona.cat

L’attesa dell’inizio del concerto per i più è stata piacevolmente trascorsa gustando qualche leccornia, sorseggiando un caffè o qualcosa di fresco all’interno dei giardini, a fianco del castello che, orgoglioso, sorregge la bandiera catalana. Altri non hanno potuto fare a meno di vivere le ore precedenti con un velo di nervosismo emozionato per l’imminente evento che in ogni sua edizione ha garantito un successo strepitoso, e che anche questa volta, lo sapevamo, non avrebbe fatto eccezione.
Quel sorriso che splendeva al di là del finestrino dell’auto che accompagnava il tenore, giunto con largo anticipo, era molto rassicurante, e faceva ben sperare. Ma non poteva essere altrimenti, e il motivo coincide con la ragione per la quale ho fatto di tutto, ma davvero di tutto, per poterci essere. Lo sapevo, era l’unico concerto dell’anno che Josep offriva a casa sua, tra la sua gente… e chi sa, e ha vissuto come lui vive una circostanza di questo tipo, ha un’unica consapevolezza: non poter mancare. 


Nei minuti immediatamente precedenti l’inizio lo spazio adibito per il pubblico è stato progressivamente occupato, fino a riempirsi completamente. Il nome dello sponsor, Chopard, era proiettato in grande sul fondo del palco: e ai miei occhi era enorme, ma ero anche in terza fila, per tanto era abbastanza normale. L’ingresso, puntuale, della Sinfònica del Vallès e l’accordatura generale degli strumenti, che fa sempre atmosfera, ha anticipato quello tanto atteso di David Giménez e Josep Carreras, accolti da un applauso che abbracciava tutto il palcoscenico. L’immediato inizio di Josep Carreras giustificava qualcosa che la lettura del programma, distribuito all’ingresso, lasciava intendere senza mezzi termini: l’assenza di un soprano. Una sorpresa che sicuramente, ogni tanto, non può che far piacere a chi si vuole godere la voce del tenore senza interruzioni che non siano orchestrali. Inutile negarlo, eravamo contenti… ma concedeteci la buona fede.

La Serenata, consueto avvio dei concerti nell’ultimo periodo, è un brano tranquillo, ideale per “aprire le danze”, ma che a mio parere lasciava già intravedere un Carreras perfettamente a suo agio, sereno, e incredibilmente determinato. Già con il brano successivo, L’Ultima Canzone di Francesco Paolo Tosti, il tenore ha affrontato le difficoltà in conclusione a cuor leggero come a voler annunciare la sua perfetta forma. Viaggiavamo già sulle ali dell’entusiasmo a concerto appena iniziato, quando l’altro grande protagonista, David Giménez ha diretto l’esecuzione dell’Arlesienne Suite. Farandole di Georges Bizet nel classico modo che lo contraddistingue, con quei movimenti che ti rapiscono l’attenzione, e che ti fanno capire che la musica si sente anche con il corpo. 
Un meritatissimo applauso per il sapiente direttore ha poi riportato in scena Josep Carreras che ha proseguito il suo percorso italiano, nello specifico Napoletano, all’interno del programma prestabilito: ‘Na sera 'e Maggio, Marenariello e Passione (video), e proprio di quest’ultima si trattava, di una grande passione che gli usciva dal cuore nell'interpretazione più sincera, tale per cui dopo solo pochi brani, il pubblico viveva ogni nota con quell’intensità che di solito si avverte a concerto inoltrato, mentre il concerto “acabava de començar”, si era da poco avviato, e già il turbine di emozioni non lasciava via di scampo. 

Unico cambio di programma, la sostituzione dell’Intermezzo di Pagliacci con quello di Cavalleria Rusticana, sempre di una bellezza sconfinata, e ancora una volta magistralmente diretto da David Giménez. La prima parte si è conclusa con la prima delle tante sorprese della serata, Musica Proibita, una canzone splendida con cui Carreras ha deliziato a lungo in passato, ma che nell’ultimo periodo era spesso assente nei suoi concerti. Ma sabato a Cap Roig è stata presente fino in fondo, dalla prima nota all’ultima, con un Josep carico di energia e sentimento, con i quali ha sfidato le note più acute a dir poco brillantemente. 

Un quarto d’ora di pausa, durante il quale era impossibile pensare a cosa ci aspettava nella seconda parte, se già la prima era stata di questa portata. Ripensavo a quella Musica Proibita che mi aveva fatto tremare. Ma il tempo trascorreva senza sconti, ed era già ora di ripartire, stavolta con qualcosa di non italiano: la seconda parte ha visto issata la bandiera argentina, con due perle di Carlos Gardel come Lejana Tierra Mía ed El día que me quieras; il primo brano si riascolta sempre molto volentieri, e il secondo… nel mio caso si è trattato di uno dei momenti emotivamente più stravolgenti di tutta la serata, tale da lasciarmi totalmente indifesa, pendente dalle labbra di Josep che emettevano ogni nota con quella dolcezza cui non mi abituerò mai, quella per cui ogni volta sembra la prima, e che come la prima mi commuove.

Il terzo momento che ha visto la Simfònica del Vallès e David Giménez come pieni protagonisti della scena è stato con l’Adagio di Spartacus di Aram Khachaturian, intenso e coinvolgente, e Giménez si è dimostrato per l’ennesima volta un grande maestro.
Attesissimo, data la location, un brano in catalano… ma non potevamo immaginare che si potesse trattare di una canzone del grande Lluís Llach, Un núvol blanc: una sorpresa piacevolissima, che ha regalato un alto momento di cantautorato in questo programma, cui ne ha seguito una fantastica interpretazione.
Ancora una nota partenopea con Anema e core, un’altra canzone cantata come nel titolo, e che ha saputo far battere il cuore e sciogliere con dolcezza anche chi, come me, non ha mai amato particolarmente le canzoni napoletane. In vero, le ho rivalutate con Josep.
Ha fatto seguito qualcosa di diverso ancora, The Impossible Dream da The Man of La Mancha, prima dell’ultimo brano per orchestra, La Boda de Luis Alonso, a me particolarmente gradita, resa perfettamente come sempre. Al termine, è stato d’obbligo rendere omaggio a David Giménez per la sua “batuda” sempre impeccabile ed espressiva.

Rileggendo il programma, non mi stupisce il fatto che gli articoli abbiano messo in luce il fatto che la proposta di Carreras si basasse su un repertorio per lo più napoletano: la seconda parte si è conclusa con altri due brani della tradizione napoletana, nello specifico Me so ‘mbriacato e’ sole e l’immancabile Core ‘ngrato: con quest’ultima, in particolare, Josep Carreras si è mostrato immenso, straordinario. 

Una lunga ovazione ha fatto da intermezzo tra la conclusione del programma ufficiale e l’inizio degli encores, ed è stato con l’inizio di questa parte che il cuore di molti s’è fermato: un’incipit operistico di archi molto familiare, ed il respiro mi è morto in gola quando Josep ha cominciato a cantare i versi di Vesti la giubba, celeberrima aria dell’opera Pagliacci di Leoncavallo. Solo qualche secondo fugace per scambi di sguardi a dir poco increduli tra noi fans, che siamo rimasti completamente spiazzati da quella che si è rivelata una sorpresa indescrivibile. Senza che ce ne accorgessimo, Josep sembrava aver cambiato d’abito per indossare il costume di Canio e interpretare il suo dramma come non avevo mai visto… o meglio, come non si vedeva da tempo. Quanto dolore, quanta sincerità nell’emissione di quella risata intrisa di disperazione per il dramma di un uomo che deve ridere per forza per il lavoro che fa. Sarebbe banale dire che sono rimasta senza parole, che ho terminato gli aggettivi per definire tanta grandezza artistica: sembrava che non avesse mai smesso di cantare quel ruolo, e ha saputo stupirci, stravolgerci con questa sorpresa che mai e poi mai avremmo potuto immaginare. La standing ovation era il minimo che potessimo fare, anche se con il cuore e per l’entusiasmo che lo animava, non sarebbe bastato applaudire per ore. 
Lo sconvolgimento era tale che l’ascolto del bis successivo, Chitarra Romana, è stato ripetutamente interrotto dal pensiero di Vesti la Giubba. Il pubblico era nel delirio più totale, tra applausi interminabili, con le mani e anche con i piedi, sintomo del desiderio insaziabile di chi voleva di più, sempre di più. 
Coloro che a più riprese reclamavano a gran voce Rosó, sono stati ampiamente accontentati anche se con una scelta diversa che è ricaduta su La Santa Espina, un inno alla catalanità che sarà sempre tale, che lo si voglia o no: “Som i serem gent catalana tant si es vol com si no es vol”, al pronunciare queste parole Cap Roig ha letteralmente preso fuoco, e bruciava di fiamme gialle e rosse come quelle della bandiera issata in cima al castello. La gente cantava con Carreras e batteva le mani a tempo, come a voler gridare che niente e nessuno potrà privarli della loro origine. L’atmosfera creatasi era incredibile, e anche chi non era catalano, o si reputa catalano “d’adopció”, si sentiva parte integrante di tutto quello. Vista la reazione straordinaria del pubblico, La Santa Espina doveva presumibilmente essere l’ultimo bis previsto, ma a un pubblico che non riusciva a lasciarlo andare, Carreras ha dovuto concedere un quarto e ultimo brano, Vierno, che ha concluso solennemente quello che senz’altro è uno dei più grandi concerti che Josep Carreras ha cantato per il Festival Jardins de Cap Roig, e sicuramente uno dei più emozionanti degli ultimi tempi. Era in splendida forma, contento e sorridente: da quella terza fila mi sembrava onnipotente, pieno di energia e di coraggio con cui ha sfidato i punti più critici dei brani, eccellendo sotto ogni punto di vista.

Protetto da un gruppo di addetti alla sicurezza, per motivi noti, Josep se n’è andato in fretta, stringendo qualche mano e salutando alcuni fans, gli stessi che non sanno più come mostrare gratitudine per quanto di più bello ogni volta sa regalare. 

Da più di 24 ore ho lasciato la dolça Catalunya, ma ho nel cuore il ricordo di uno dei concerti più belli cui abbia mai avuto il privilegio di assistere.

És l’emoció feta a cant, no hi ha un altre com ell...

MOLTES GRÀCIES, JOSEP!!!

Comments

  1. Quanta emozione si vede nelle tue parole! Brava!!

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  2. Complimenti per aver letto fino in fondo... so che è abbastanza lungo! GRAZIE!!!

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  3. Recensione molto bella e toccante! Grazie! Josep Carreras canta sempre il più bello della vostra casa :-)))
    Luvia, se ho capito bene? Vesti la Giubba Maesstro cantato? Già in attesa per il concerto in Polonia nel mese di novembre e spero che sarà molto bello ....

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  4. Dear Baja6211, you're very welcome in this blog! Thank you for your kind comment!

    Yes, when Josep sings in his country Catalonia the atmosphere is so special!! But for sure concert in Warsaw will be special too!! Enjoy it for us!!

    Yes, he sang Vesti la giubba, it was the 1st encore! He took us by surprise!!

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  5. Ciao
    Ignoro se il precedente commento sia andato a buon fine, quindi riscrivo (della serie, repetita adiuvat). Da grande melomane, non potevo non approdare su un blog così ben strutturato e ricco di notizie.
    L'emozione di assistere a un concerto è ineguagliabile; proprio ieri sera ho trovato su youtube due video dedicati al Festival di Zacatelas (aprile 2011). Bè, vuoi per la novità, vuoi per la scelta dei brani eseguiti ("Chitarra romana", "Core ingrato" - chiedo venia ai napoletani per l'imperfezione sicuramente compiuta nello scrivere il titolo-)mi sono trovata a seguire i 15 minuti di filmato con una gioia infinita.
    Josè Carreras ha la straordinaria capacità di passare dal registro lirico/operistico alla musica leggera (e mi viene da pensare al brano "Quando tu mi ami" eseguito in coppia con Sissel).
    Il tuo blog, inoltre, merita nota anche per la visibilità data alla Fondazione istituita il mese di luglio del 1988. Sconfiggere la malattia, malgrado le basse probabilità di guarigione, per giunta in anni in cui il trapianto e l'autotrapianto di midollo erano ancora agli albori come approccio terapeutico, e decidere di fare tesoro di questa esperienza umanamente intesa e dolorosa, la dicono lunga sulla nobiltà d'animo di Josè Carreras. E se riflettiamo sulla crisi del Welfare State e sui tagli indiscriminati che proprio in queste settimane stanno colpendo la spesa sociale, simili iniziative acquistano un significato ancora più importante: il privato, infatti, interviene laddove lo Stato indietreggia.
    Non da ultimo in ordine di importanza, il tuo blog trasuda rispetto per l'Artista e di questi tempi non è poco. Trasmissioni come il "Grande fratello", con tutto il rispetto per gli autori, hanno alimentato una curiosità pruriginosa, a tratti sfrontata, verso tutto e tutti. Questà invadenza, però, non è la regola, specie quando il vissuto personale finisce con il lambire la sensibilità di terze persone. Anche per questo motivo non ho molto apprezzato le esternazioni della Sig. Ra Katia Ricciarelli. Nel momento in cui una relazione si svolge su un binario parallelo alla vita matrimoniale, il buon senso, un minimo di rispetto per i sentimenti di terze persone, dovrebbero ispirare un'unica scelta, vale a dire il silenzio; il dettaglio, anzi il pettegolezzo, niente aggiunge alle doti artistiche, semmai alimenta un'attenzione effimera, tanto è avulsa dalle doti, dalle qualità che rendono un personaggio famoso.
    ...Ero partita con il proposito di scrivere un breve commento ed è venuto fuori un monologo!
    Spero di non averti annoiata.
    Buone vacanze e buon studio
    Palma

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  6. Cara Palma, grazie per il tuo commento ricco di contenuti e per le belle parole. Sì, nutro un gran rispetto per l'artista, per la persona, e le sue scelte. Sono molto contenta se questo risulta evidente!!

    Spero di leggerti ancora sul blog!!

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