One more interview from Moscow

Cerchiamo di insaporire questo agosto vacanziero per molti, e tra poco anche per me, con un'intervista, di cui finalmente è pervenuto il testo, che Josep Carreras ha rilasciato per la stampa russa, nel mese di luglio, in occasione della sua visita a Mosca.


All'interno della conversazione, diversi sono stati gli argomenti affrontati: primo fra tutti i ricordi, quelli più piacevoli che ha collezionato nella sua vita: distinzione d'obbligo è quella tra ricordi professionali e personali, e sono questi ultimi principalmente ad essere menzionati dal tenori, in particolare quelli legati alla nascita dei suoi due figli, e dei ben quattro nipotini. Questi sono i ricordi che ti accompagnano per sempre, perché purtroppo tutto il resto non è eterno, almeno non quanto l'amore per figli e nipoti.

Dai ricordi personali, si passa alla sua iniziale frequentazione dell'Università di Barcellona, presso la Facoltà di Chimica, scelta dovuta all'iniziazione di un'attività legata a una piccola azienda di cosmetici da parte di suo fratello e suo cognato. È più che comprensibile la prudenza della sua famiglia, che ha voluto comunque garantirgli un'istruzione, al di là dei suoi studi di canto. Ma si sa, il giovane Josep non ha voluto rinunciare al suo sogno. E siamo tutti d'accordo dell'ammettere che ha fatto bene.
L'approccio dei giornalisti. Carreras apprezza molto quando un giornalista si presenta al di là di dover compiere un dovere, quando si presenta per comunicare con qualcuno. "Non ci sono domande cattive, solo risposte vuote di contenuto": questo dice il tenore, quando gli si chiede se ci sono domande che non gli sono mai state poste dai giornalisti, e cui lui vorrebbe rispondere. Gradisce qualche domanda un po' originale, naturalmente, forse però mancano un po' domande personali inerenti a temi che sono rilevanti per lui, e non solo per quello che fa.

Non manca il capitolo sulla musica russa, cui Josep rivolge grandi apprezzamenti, non solo per i due grandi Tchaikovsky e Rachmaninov, anche Mussorgsky, Rimsy Korsakov, Stravinskij... e si potrebbe continuare. Mette in risalto la ricchezza e l'eleganza della scuola Russa, e il fatto che i programmi di molti Teatri d'Opera si basino sul repertorio dei compositori russi, e questo non può che essere motivo d'orgoglio. 

Si commentano inoltre le opinioni di James Conlon, direttore principale del Teatro dell'Opera di Parigi, sul fatto che le opere russe dovrebbero essere cantate in russo, e di Shostakovic, altrettanto irremovibile su una Lady Macbeth che dovrebbe essere nella lingua del paese in cui si rappresenta. Carreras assume una posizione equilibrata, sicuramente consapevole del pregio della lingua originale, ma non così intransigente da non poter intravedere eccezioni.

A proposito di lingua, Josep Carreras confessa di non essere ancora riuscito a cantare l'aria di Lensky: un po' per pigrizia, perché senz'altro si tratta di una delle più belle arie per tenore, con la quale si può dare gran sfoggio delle proprie possibilità, ma il motivo determinante verte proprio sul il rispetto porta per la lingua russa, tale per cui qualche lezione con una madreligua non è stata sufficiente a garantire un livello adeguato.

Prima di un concerto Carreras cerca di non sforzare la voce, tentando di parlare il meno possibile, e rimanendo concentrato sull'imminente esibizione. Preferisce camminare e sicuramente non mangiare nulla che possa danneggiare l'apparato vocale, e fare esercizi per la voce.

Come tifoso del Barça, Carreras si mimetizza allo stadio in mezzo a tutti gli altri tifosi, supportando la sua squadra del cuore con vari incitamenti e grida. Il tenore intrattiene un rapporto d'amicizia con la squadra e con alcuni dei giocatori che hanno partecipato con lui a diversi eventi benefici.
Il tenore a tratti smonta le convinzioni dei giornalisti in merito a eventuali partite dedicategli per la sua presenza allo stadio. 

La Russia rende omaggio agli eroi nazionali intitolando loro vie o dedicando monumenti. Carreras non vorrebbe, e considera un ipotetico monumento senz'altro più adatto a figure molto più esposte di lui;  aggiunge inoltre che la targa commemorativa affissa della via dove si trovava la casa nella quale è cresciuto, nel quartiere di Sants, a Barcelona, è già troppo. Il suo nome è stato dato a diverse scuole di musica, a un conservatorio e a diversi auditorium, e secondo lui è più che abbastanza, ma non si tratta di falsa modestia. 

Un "amico" per Josep Carreras è una persona su cui si può sempre contare, che ti dice la verità e che non ha problemi a dirti quello che pensa in nessuna circostanza, soprattutto quando stai imboccando il sentiero sbagliato. Una qualità su tutte: l'onestà... immancabile in un vero amico.
Carreras si ritiene soddisfatto delle proprie amicizie che risalgono ai tempi della scuola, dei suoi amici con cui si incontra una volta al mese, per colazione, a Sants, per parlare di tutto, dalla politica allo sport... alle donne... "ma si parla e basta".
Afferma anche di credere, in teoria, all'amicizia tra uomo e donna, anche se si tratta di un tipo di amicizia da intendere un po' diversamente da quello con un altro uomo, ma non in termini di un inferiore affiatamento. L'unica eccezione è la moglie, Jutta Jäger, che in primis ricopre il ruolo di moglie, e successivamente quelli più diversi.

L'intervista si conclude con un insegnamento che Carreras imparó dai suoi genitori, e che a suo tempo trasmise ai figli, e ora ai nipoti: rispettare il prossimo a prescindere dalla razza, dal colore della pelle, e da qualsiasi altra "diversità", e non diventare schiavi di tutto ciò che è materiale.

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