L'Alba di un Grande Tenore


Credo di aver già espresso questo concetto: mi considero una persona privilegiata per essere riuscita a rendermi conto del grande valore di questo artista, e questa convinzione dentro di me, è più forte di qualsiasi rammarico per essere nata “qualche anno in ritardo” da impedirmi di vivere l’epoca degli anni d’oro. Sono una romantica, una sentimentale e per tanto il rimpianto di non aver potuto ammirare il sole splendere alto nel cielo non mi impedisce di lasciarmi avvolgere dalle emozioni nel contemplare un tramonto.
Ma quale grande alba è stata da regalare un tramonto così speciale? Lungi da me voler emulare una biografia, anche perché sarebbe impresa ardua anche solo imbattersi nella pura e semplice cronaca di cinquant’anni di carriera.

Ma se quella sera il cinema Gayarre del “Barri de Sants” di Barcellona non avesse proposto un film a colori dal titolo “El Gran Caruso” con Mario Lanza per protagonista, chissà se il mondo avrebbe goduto comunque di un talento così straordinario. Una casualità come un film al cinema possa far luce su un istinto nascosto in un bambino di sei anni, che dopo una serie di intrattenimenti presso il negozio di parrucchiera di sua madre Antonia, intraprese il cammino a fianco della sua maestra Magda Prunera, a cominciare da un’esibizione per la Radio Nacional Española di un’aria del Rigoletto cantata e ricantata fino a mettere a dura prova la pazienza di fratelli, Albert e Maria Antonia, e genitori: riuscite a immaginare un bambino esiliato in bagno a cantare davanti allo specchio “La Donna è Mobile”?

Quello era il piccolo Josep, lo stesso bambino che ha imparato presto a conoscere l’arte di fare irruzione in posti di un certo rilievo, dal campo del Barça alla sala del Gran Teatre del Liceu, a fianco di suo padre che indossava la divisa di Guardia Urbana; lo stesso che fin dalla prima volta che ha potuto respirare l’aria del Liceu, fin dalla prima occhiata rivolta al palcoscenico che ospitava una Renata Tebaldi nei panni di Aida, era certo del fatto che prima o poi, anche lui vi avrebbe cantato.

Ma come potevano esservi convinzioni così radicate nella mente di un bimbo? E così sarebbe stato, qualche anno dopo, a undici anni appena compiuti: era il 3 Gennaio del 1958 quando il grande direttore José Iturbi, decantava le qualità “d’un nen de 11 anys” nel ruolo di Trujamàn, nell’opera di Manuel De Falla “El Retablo de Maese Pedro”. Questa è la data tanto celebrata quest’anno, il cinquantesimo anniversario di questa ricorrenza che avrebbe sancito un sodalizio profondo con il teatro della sua città. Di quell’epoca, lo stesso Carreras ricorda l’incoscienza di quel bambino che “non era poi così emozionato per cantare su quel palco prestigioso, ma che gli faceva piacere se gli altri avevano apprezzato”. E poi era stato pagato con “vere Pesetas”.
Il destino aveva voluto che la sua voce infantile dal registro di contralto si trasformasse fortunatamente in quella di un tenore lirico, un tenore cui, nonostante tutto, non era stato consentito di essere diverso, di sentirsi un prodigio, come testimonia la breve esperienza universitaria presso la facoltà di Chimica. A prescindere dalla precaria situazione che offriva Barcellona alla fine degli anni quaranta, per cui l'intera famiglia aveva trascorso un anno in Argentina, Josep aveva trascorso un'infanzia e un'adolescenza spensierata, anche se macchiata indelebilmente dalla perdita della madre per un cancro.

Non appena si era reso conto che la scienza non era la sua strada, aveva deciso di dedicarsi alla musica a tempo pieno: "Forse non sarei diventato il tenore più bravo del mondo; ma è certo che le mie possibilità in campo scientifico erano minori." e a posteriori affermerà che "Visti i risultati, si trattò della scelta migliore della mia vita". Nel 1969, infatti, dopo aver sostenuto un'audizione con l'impresario Juan Antonio Pamias, noto per il suo incredibile istinto nello scoprire nuovi, giovani talenti per il Liceu, aveva ottenuto il ruolo di Ismael nel Nabucco, ma soprattutto avrebbe interpretato Flavio, nell'occasione del debutto di Montserrat Caballé come Norma, a fianco di Mario Del Monaco, che fu poi sostituito, e Fiorenza Cossotto.



Era il 1970 e la prima donna barcellonese non era affatto rimasta immune all'eleganza del fraseggio di questo giovane tenore così che a tutti i costi lo voleva a suo fianco, quello stesso anno, come Gennaro nella Lucrezia Borgia. Il giorno successivo la stampa barcellonese si era espressa con grandi elogi riferiti alla presenza scenica e soprattutto alla limpidezza vocale del giovane tenore.

Gran Teatre del Liceu, 1970.

"Oh ciel - vegg'io!" prologo, Montserrat Caballé, Josep Carreras

"Di pescatore ignobile" prologo, Montserrat Caballé, Josep Carreras

"Ama tua madre tenero" Montserrat Caballé, Josep Carreras


"Son io - minacciata è la mia vita" Montserrat Caballé, Josep Carreras, Atto II

"Va se tu vuoi - Esse è mio..." Montserrat Caballé, Josep Carreras, Atto II


José Carreras, figlio del capo della Guardia Urbana del comune di Barcellona, aveva conquistato il pubblico del Liceu ma un'altra importante sfida, cui soprattutto Montserrat Caballé aveva insistito fortemente affinchè la intraprendesse a tutti i costi, lo avrebbe portato in Italia, culla dell'Opera, più precisamente a Parma, per partecipare al famoso concorso internazionale per giovani cantanti lirici organizzato dall'Associazione Culturale Giuseppe Verdi di Parma. Bene note è la severità e l'intransigenza del giudizio del pubblico del Regio di Parma, teatro che anche per quell'occasione era gremito. José era il più giovane di tutti i concorrenti, aveva appena 24 anni, ma non per questo si era lasciato intimidire: l'emozione però doveva essere enorme, tenendo conto che l'ospite d'onore di quella serata era il grande tenore Giuseppe Di Stefano, l'idolo per eccellenza di Carreras, il suo esempio, la fonte di ispirazione, lo specchio in cui guardarsi. Dopo aver cantato tre arie, la tensione era stata sua compagna nell'attesa del verdetto. Pubblico severo, quello di Parma, ma assai caloroso quando si era trattato di premiare il giovane tenore Spagnolo, nominato vincitore all'unanimità della giuria.


José Carreras e Katia Ricciarelli


"Oh Fede Negar Potessi - Quando le Sere al Placido" (Luisa Miller) brano vincitore. Parma, 1971.


A soli 24 anni, Josep aveva provato sulla propria pelle cosa significava ricevere un premio dal proprio idolo, trovarsi davanti a colui la cui voce era stata colonna sonora della sua adolescenza e ispirazione dei suoi studi. Io non canto e non ho ricevuto nessun premio, ma ho un'idea di cosa si sente dentro in momenti come quello.

Questo è il bagliore emanato dall'alba di quel sole. Ormai non si può ammirarne che un tramonto... le cui luci, i suoni e i colori non smetteranno mai di conquistarmi.

Comments

  1. io penso che al di la' del film sarebbe sorta dentro di lui questa voglia di cantare, questo bisogno di esprimere la gioia di vivere e cosa c'e che da' piu' gioia se non cantare? e' in ognuno di noi quando si e' felici cantare e' un modo per esprimere la gioia.
    quindi avrebbe scoperto di avere una voce gradevole e come se lo sapesse da sempre...che il palcoscenico sarebbe stato il suo destino, parte di lui.
    anche i tramonti sono bellissimi e se ancora portano tanta bellezza attraveraso i loro colori ... ti lasciano dentro emozioni irripetibili...
    aggiunto un commento del tenore stesso
    Mi sono seriamente ripromesso che il canto rappresenti per me, sopra ogni cosa, quasi esclusivamente un motivo di allegria cioe' qualcosa che faccio per me stesso, perche' ne ho bisogno, e non per la mia carriera. E se il mio godimento si converte in piacere per chi mi ascolta allora la mia vita artistica avrà acquistato anche quel significato di cui volevo dotarla...
    per me anche i tramonti sono bellissimi hanno colori intensi e la profondita' è senza fine.
    grazie per le meravigliose chicche storiche

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  2. Wonderful blog! I really appreciate this!

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