La Scala torna a vibrare d'applausi per Josep Carreras
La notte del 10 Ottobre 2010, quel 10.10.10 così perfetto, porta l’autografo indelebile di Josep Carreras che, dopo 14 anni, è tornato ad esibirsi al Teatro Alla Scala, dove ha collezionato una moltitudine di trionfi, e proprio l’altra sera ne ha aggiunto un altro, uno cui fino all’ultimo, non avevo la minima idea di poter assistere.
Da mesi, infatti, era stato annunciato questo concerto speciale, organizzato dall’ESMO, European Society for Medical Oncology, il cui congresso annuale è stato ospitato proprio a Milano, e che si è concluso con questo evento molto speciale che ne ha riunito i partecipanti nella sala del tempio del belcanto per eccellenza e che ha visto Carreras come grande artista, come testimonianza della sua battaglia contro la leucemia, e come simbolo di sostegno alla scienza.
Josep Carreras, affiancato dal soprano Sabina Puértolas, la Sinfonica della Scala diretta dal Maestro David Giménez, ha proposto un programma estremamente originale, che portava alte le bandiere di Spagna e Catalogna, con un accenno di tricolore italiano alla fine.
Si respirava un’atmosfera speciale fuori dall’ingresso laterale, e la presenza di molti dei suoi familiari incrementava questa forte sensazione: era un evento sentito per noi, i fan, che sapevamo cosa poteva significare per lui tornare alla Scala, un teatro cui lui ha dato tanto e da cui ha ricevuto a sua volta. Eravamo quasi tesi noi! Ed è bello quando il fan diventa così empatico con l’artista, quando l’umanità del fan e quella dell’artista sono fianco a fianco, il tutto sempre con il massimo rispetto e la consapevolezza dei limiti per non sforare nell’invadenza.
Ci tenevamo molto ad esserci anche noi in questo momento così straordinario per lui, e soprattutto ci sembrava fondamentale che il “suo” pubblico fosse presente in mezzo a questa gran folla di illustri medici: volevamo stargli vicino in quella serata, anche se “da fuori”, come pensavamo all’inizio; questa era infatti l’idea con cui ci siamo recati a Milano, poi per una Grazia Divina, ci siamo ritrovati avvolti dalla meraviglia della sala scaligera.
Nonostante “los aficionados” costituissero una minoranza, La Scala non si è risparmiata in applausi, accogliendo calorosamente l’ingresso del tenore, che ha seguito una brillante esecuzione orchestrale de Danza Ritual del Fuego, tratta da El Amor Brujo di Manuel De Falla, emozionatissimo nel guardare attorno a sé La Scala gremita e generosa d’applausi. Il primo brano eseguito è stato Canción Húngara da Alma de Dios di José Serrano, un brano non esattamente di riscaldamento, anzi… un primo assaggio da parte di un artista che ancora una volta vuole dare tutto sé stesso.
Anche Sabina Puértolas, splendida nel suo abito a pois in bianco e nero, ha deliziato il pubblico con la sua voce strepitosa, quasi onnipotente: da specificare che non era per niente la sua prima volta alla Scala, il giovane soprano mostrava di trovarsi perfettamente a proprio agio, con quel suo modo di fare così spontaneamente espressivo, dinamico e squisitamente intrattenitore. Il primo brano che ha cantato è stato Romanza de Mirentxu di Jesús Guridi Vidaola.
Cambio! Torna Josep Carreras con altri due, rispettivamente L’Oreneta di Enric Morera e Pregària di Fermin Maria Álvarez, con cui si è entrati più nel vivo con le strisce catalane dai colori caldi si sono abbinate perfettamente al rosso e all’oro della splendida sala. Dopo una più conosciuta Le Filles de Cadix di Léo Delibes cantata dalla Puértolas, Carreras ha proseguito il suo percorso catalano con la tradizionale Les neus de les muntanyes, tratta da Cançó d’amor i de guerra di Rafael Martines Valls e la conclusione della prima parte, anticipata dalla versione orchestrale di un altro Interludio e Danza tratto da La Vida Breve di Manuel de Falla, si è realizzata con il dúo Torero quiero ser, tratto da El Gato Montés di Manuel Penella Moreno.
Si è ripreso immediatamente con Josep Carreras con uno strepitoso tango quale El eco de tu voz di Isaac Albéniz e Andaluza di Enrique Granados, cui è seguito il ritorno di Sabina Puértolas, cambiata d’abito, con una incalzante De España Vengo tratta da El niño Judio di Pablo Luna. La Sinfonica della Scala ha dato il meglio con il celebre intermezzo de La Boda de Luis Alonso di Jerónimo Jiménez, ed è a questo proposito che mi soffermo sul potere del direttore, David Giménez, che non posso mai fare a meno di elogiare: gli occhi seguono i suoi movimenti uno per uno e sembra quasi che la musica prenda vita dagli stessi… è armonioso, espressivo, e incredibilmente sapiente. Ti concentri sulla musica e lo osservi senza distogliere lo sguardo, nello stesso modo in cui si divora un libro che cattura la tua attenzione. È semplicemente un grande! E io lo stimo, e lo ringrazio per la foto che mi ha concesso!
Largo a Josep Carreras che fa ritorno con Ya mis horas felices da La del Soto del Parral, avvio di un clymax ascendente di un’incessante pioggia di applausi e di “Bravo!", che naturalmente non ha fatto eccezione per la magnifica resa di Me llaman la Primorosa da parte di una Sabina che ci ha lasciati sbalorditi, un brano quasi cucito su misura, interpretato splendidamente e non solo con la voce, e tra l’altro è un brano notevolmente complesso.
La naturalezza e non solo di Sabina hanno lasciato a bocca aperta anche il mio ragazzo Daniele, che sembrava non riuscire a riprendersi al termine di questo brano. Per forza non c’è stato modo di riprendersi: il brano successivo era El dúo de la Africana… e con questo ho detto tutto. Per questo dúo Josep Carreras ha trovato in Sabina Puértolas la partner ideale, che riesce ad instaurare con lui una vera e propria performance scenica, un’intesa e una complicità cui è raro assistere. Gran finale con una da me attesissima No Puede Ser: Josep ha dato assolutamente il meglio di sé nella conclusione della seconda parte di un concerto in cui ha saputo incantare per tutta la sua durata, alternando potenza e grazia, con quel suo grande cuore da cui sembrava prendere vita la meravigliosa voce.
Proprio dietro di me qualcuno non riusciva a smettere di urlare “Bravo!!”, anche nel momento degli encores, in cui, davvero La Scala tremava di applausi senza possibilità di placarsi, che hanno portato Josep Carreras e Sabina Puértolas a fare il proprio rientro in scena più volte. Tre i bis offerti: al termine del primo che ha visto come protagonista la Puértolas, Josep ha per la prima volta preso parola, dicendo che “Dopo tanta Spagna ci si spostava momentaneamente nel sud dell’Italia”, con due canzoni napoletane: Vierno e Core ‘ngrato. Il pubblico in piedi ringraziava di cuore Josep Carreras per questo grande ritorno, e terrò sempre nel cuore l’immagine di lui che volgeva il suo sguardo ai palchi, con il braccio rivolto verso l’alto.
Una serata memorabile realizzatasi proprio nel quarantesimo anno di carriera di Josep Carreras, che proprio nel 1970 debuttò al Gran Teatro del Liceu.
Al termine noi fan ci siamo riuniti dinanzi la porta laterale da cui sarebbe uscito il nostro tenore, che non ha tardato ad apparire accompagnato da tutta la familia, che mi sento di ringraziare di cuore per l’umiltà, la gentilezza, e per quanto sia stato piacevole scambiare parole con loro. Grazie a David, al fratello Albert, ai figli Albert e Júlia! Grazie al Sig.Mario Dradi e al personale della Sala della Scala. Grazie alle fans (non mie!!!) che mi leggono sempre e che erano presenti: un estremo piacere conoscere Vittoria e Rosalba! Grazie a chi c’era solo col pensiero.
Grazie al meu tenor, per essere così speciale!
Che dire di più? Con orgoglio posso dire che… IO C’ERO!!
La Scala è un teatro molto, molto speciale, bravissimo! Sono stata il 2 per prima volta, è sarò felice quando possa ritornare. Questo concerto di Josep in questo magnifico teatro e stato, sicuro, un grande momento per tutti!
ReplyDeleteTu c'eri e malgrado io no, ho vissuto ogni momento di questa magnifica serata grazie alla tu splendida cronaca.
ReplyDeleteTi meriti condividere con Josep questi momenti!
Gràcies a vosaltres! Va ser una nit molt especial! A Barcelona ho compartim tot!!
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