"La Scala in delirio per Carreras" ancora una volta, a distanza di 40 anni dal suo debutto con Un Ballo in Maschera
"La Scala in delirio per Carreras": in una determinata occasione, un articolo della stampa italiana riportava questo stesso titolo. Ieri sera, 30 luglio 2015, a distanza di quarant'anni dal suo debutto scaligero con una storica rappresentazione di Un ballo in maschera, è venuta a crearsi la stessa situazione.
L'ovazione scrosciante e le commosse grida di "bentornato" che hanno accolto il tenore al suo primissimo ingresso sul palco ne sono state una delle tante testimonianze: ancor prima che schiudesse le labbra per cantare, la Scala gli stava rendendo un commovente omaggio intriso di quell'affetto, della gratitudine e della nostalgia di un passato glorioso che solo una delle stelle più luminose della storia dell'opera milanese può meritare.
L'emozione era già viva nello sguardo di tutti i presenti, e in modo particolare in quello di Josep Carreras che, umilissimo, sembrava non aspettarsi un'accoglienza tanto calorosa fin dal primo momento. Nella memoria scorrevano le pagine memorabili del suo Riccardo, del Don Carlo, dell'Alvaro, dello Chénier e del Don José, e non da ultimi del suo Loris e del suo Stiffelio: nell'ottica di quei ricordi tanto cari quanto indelebili e nostalgici, non serviva dunque attendere le prime canzoni o il termine del programma ufficiale perché il Teatro alla Scala gli rendesse grazie con tanta devozione. Non serviva un trionfo, l'ennesimo, per suscitare tanta emotività nel pubblico, ma ancora una volta il nostro tenore non è venuto meno alle sue responsabilità, addirittura superando la migliore delle aspettative.
© Blog Josep Carreras |
L'emozione era già viva nello sguardo di tutti i presenti, e in modo particolare in quello di Josep Carreras che, umilissimo, sembrava non aspettarsi un'accoglienza tanto calorosa fin dal primo momento. Nella memoria scorrevano le pagine memorabili del suo Riccardo, del Don Carlo, dell'Alvaro, dello Chénier e del Don José, e non da ultimi del suo Loris e del suo Stiffelio: nell'ottica di quei ricordi tanto cari quanto indelebili e nostalgici, non serviva dunque attendere le prime canzoni o il termine del programma ufficiale perché il Teatro alla Scala gli rendesse grazie con tanta devozione. Non serviva un trionfo, l'ennesimo, per suscitare tanta emotività nel pubblico, ma ancora una volta il nostro tenore non è venuto meno alle sue responsabilità, addirittura superando la migliore delle aspettative.
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È stato accompagnato dal suo bravissimo pianista, il Maestro Lorenzo Bavaj, e dal quartetto d'archi del Teatro alla Scala costituito dai Maestri Francesco Manara, Daniele Pascoletti, Simonide Braconi e Massimo Polidori, la cui presenza ha conferito ulteriore originalità al recital. Particolarmente apprezzati per la ricercatezza dell'arrangiamento, infatti, sono state le esecuzioni con pianoforte ed archi del Valse Coquette di Leoncavallo e dell'Intermezzo di Cavalleria Rusticana, rispettivamente nella prima e nella seconda parte, cui sono andate ad aggiungersi la pucciniana Crisantemi, per soli archi, e Salut d'amour di Elgar.
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Carreras ha esordito splendidamente con una solenne esecuzione di O cessate di piagarmi, qualcosa di decisamente più impegnativo che un qualsiasi brano di riscaldamento. A un incipit simile ha corrisposto un boato entusiasta del pubblico, replicato per l'intera durata del concerto, talvolta andando a sovrapporsi anche alle prime note di diversi brani che, evidentemente, sono risultati una scelta estremamente gradita. Carreras ha saputo ricambiare la generosità mantenendo un'intensità molto elevata per tutto il programma ufficiale, andata ancor più in crescendo nell'interminabile sequenza dei bis finali.
Segnalare qualche titolo più riuscito di altri sembra un'impresa impossibile, perché per quanto il programma fosse assortito e vario, l'artista ha saputo gestire magistralmente le diverse atmosfere musicali conferendo la stessa, elevata dose di passione: da Segreto a Terra e Mare, da una Sole e Amore che sempre rievoca l'adorata Bohème al languore irresistibile di Íntima, passando per la Catalogna, con una sempre struggente L'Emigrant e l'inconfondibile T'Estimo, e per Napoli con la coppia vincente costituita da Passione e Vurria.
Per rendere il concetto in maniera ancora più esplicita, ha dato sempre tutto e anche di più senza risparmiarsi mai, e il pubblico della Scala gliel'ha riconosciuto, premiandolo con una lunghissima serie di ovazioni in piedi che lo hanno riportato tantissime volte sul palco, fino a rendere necessaria e imprescindibile la generosa offerta di sette bis.
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Ascoltandolo ieri sera, tantissimi avevano le lacrime agli occhi, sognando di rivivere un'epoca operistica conclusa ormai da tempo e ricordata con profonda nostalgia. E chi, come me, non ha avuto il privilegio di vivere quell'epoca, aveva comunque le lacrime agli occhi nel vederlo trionfare ancora e meritatamente nel tempio della lirica per eccellenza, travolto da un affetto enorme che lo ha lasciato quasi incredulo e visibilmente commosso.
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Una vera festa, una serata che rimarrà scolpita nella memoria del Teatro alla Scala, di Josep Carreras e di tutti quelli che grazie a lui si sono emozionati chi per la prima volta, chi per dieci, venti, quarant'anni.
BRAVISSIMO, JOSEP!!
FELICITATS!!
English translation in the following post.
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