#1 Contest: Josep's Perfect Role...

Questo primo sondaggio si è concluso. Per prima cosa mi scuso per non aver illustrato esaurientemente il significato che avevo deciso di attribuirgli. Quello che ho banalmente definito come “perfect role” in realtà era da me visto come il ruolo in cui più Carreras riesce ad identificarsi. I risultati forse non sono certo una sorpresa, ma chissà cosa avrà pensato ognuno di voi quando ha votato.
Alcuni forse avranno votato a gusto: magari amando ardentemente una certa opera e reputando straordinaria la relativa interpretazione di Carreras qualcuno avrà optato per quella. Qualcuno magari no. Qualcuno forse avrà fatto riferimento alla storia, che non mente mai: i ruoli che lui ha interpretato con maggiore frequenza sono esattamente quelli di Rodolfo e Don José, e tra i due ha scelto con il proprio gusto. Altri magari hanno svolto un lavoro più delicato, pensando alla psicologia dei personaggi, in parallelo a quello che è dato sapere della personalità di “Carreras the man”, e questa non è cosa affatto semplice.
Il mondo è affascinato (e come dargli torto?) da “Carreras the artist”, e la maggior parte considerano che sia sufficiente. Lui che è così noto per la sua sincerità interpretativa, lui che sembra sentire ogni sillaba dei versi che canta, chissà fino a che punto l’interpretazione risulta a lui naturale, in quanto l’immedesimazione riesce spontanea e l’affinità è grande tra personaggio e interprete… e chissà in che momento l’interpretazione è pura recitazione, finzione, sforzo.
A questo proposito la varietà delle opzioni non è casuale.

Mai mi sarei sognata di proporvi, per esempio un Duca di Mantova di Rigoletto: sfido chiunque, per quante arie per tenore meravigliose collezioni questo capolavoro verdiano, che qualcuno riesca ad associare il temperamento di questo tenore a quello di un nobile che si lascia travolgere dal puro istinto e nulla più, vedi “Questa o quella”.
Molte scelte di Carreras sono state criticate in quanto alcuni personaggi da lui scelti sono stati ritenuti non completamente adatti alle caratteristiche della sua voce, identificabile con quella di tenore lirico. Per alcuni era impensabile un Radames, quasi un Calaf, “Karajan l’ha rovinato!” e come queste, se ne sono dette tante. Lui penso fosse consapevole dei rischi che comportassero le sue scelte, ma in più d’una occasione ha affermato che la scelta dei ruoli “fattibili” si basava più su un fattore come il temperamento, la personalità che su altri puramente di carattere vocali.

Di certo non ha deciso di “immolarsi per la patria” puntando a un Wagner, o non so un Otelllo Verdiano, per quanto affascinanti fossero. In ogni caso si può concordare o meno. Ma il rispetto è fondamentale.

Ma tornando ai nostri personaggi. Mi chiedo, nessuno di voi si è chiesto come avrebbe votato José? Certo, non a tutti interessa, la scelta è personale, ma solamente lui potrebbe votare “giusto”, solo lui potrebbe rivelare la risposta esatta.
Magari si vede come un uomo sì innamorato, ma anche orgoglioso, pronto a sacrificare la propria vita per un ideale politico, per mantenere fede alla parola data, come Cavaradossi che subisce torture pur di non rivelare dove tiene nascosto il fratello dell’Attavanti e che per questo, sommato al fatto di essere l’oggetto dell’amore di Tosca, bramata da Scarpia, andrà incontro alla morte; o perché non un Don Carlos, un principe… di sangue spagnolo, come lui, un innamorato impulsivo che rasenta l’isteria, costretto alla sofferenza, a vedere a fianco di suo padre la donna amata, che a sua volta è rassegnata all’infelicità; Un altro di regale stirpe? Don Alvaro, di anima ardentissima, indomita e sempre nobilmente generosa è vittima di innumerevoli sventure e prega che la morte abbia pietà di lui e ponga fine alla sua sofferenza e che anche alla fine si trova a maledire il proprio destino. un Carreras magnanimo e che crede nel perdono come Riccardo che è pronto a rinunciare al proprio amore, Amelia e a perdonare il suo assassino, Renato, cui prima del Ballo aveva firmato per concedere loro, che erano sposati, il rimpatrio in Inghilterra.
E Alfredo? Questo giovane, dapprima vittima di “quell’amore ch’è palpito dell’universo intero” un amore “croce e delizia” al cor, quell’ardore giovanile ostacolato da un padre che dissuade Violetta dal continuare la relazione, un padre che li priva di preziosi momenti causando inutili fraintendimenti. Un ragazzo che fin dall’inizio avrebbe fatto di tutto per prendersi cura della donna amata, e che il destino obbliga a vedersela morire tra le braccia. Oppure Carreras è sensibile al fascino del poeta: un Andrea Chenier, che con la penna difende orgoglioso i suoi ideali contro i costumi corrotti di un epoca che schernisce un sentimento quale l’amore, in cui lui crede ciecamente. Un uomo che scrive anche in punto di morte, che sente sgorgare dal proprio cuore la vivida poesia cui fa rimare il gelido spiro di un uomo che muore, che va in contro alla morte per mano con la donna amata; o un altro poeta, Rodolfo, che fa dei versi d’amore la propria ricchezza cui solo può rinunciare per la speranza dell’amore. Un ragazzo ingenuo, che ispira subito affetto e tenerezza, protagonista di un “romanzo di formazione” le cui vicende lo portano ad acquisire saggezza e consapevolezza che culminano con la disperazione del dramma finale. Magari tutt’altro! Il brigadiere Don José, ribelle e orgoglioso, passionale, novizio dell’amore ma che non sa resistere al potere seduttore di Carmen che metterà a dura prova i suoi nervi ed il suo cuore portandolo all’autodistruzione.
Tempo fa ho scritto un intervento in cui avevo associato l’esperienza biografica di José all’impresa coraggiosa di Calaf, un principe che sfida il destino con grande forza d’animo e volontà di riuscire. Uno che non si arrende. Calaf non è stato incluso tra le opzioni per più motivi, alcuni tra i quali forse di carattere vocale, anche se questo sondaggio si basa solo su fattori intimi e personali: un ruolo fattibile, ma secondo la critica non ideale per lui.
Avete riconosciuto Josep in uno di questi? Io l’ho riconosciuto in più di uno.
Nella sua autobiografia “Cantando desde el Alma” (Singing from the Soul) alla fine degli anni 80 aveva eletto a ruoli preferiti quelli più interpretati nella sua carriera, ovvero Rodolfo della Bohème e Don José della Carmen. Racconta che da sempre era stato affascinato dalla trama della Bohème, sia musicale che letteraria, tanto dal voler approfondire leggendo il romanzo da cui l’opera pucciniana è stata tratta. Rodolfo secondo Carreras è una sfida per il tenore: forse si tratta dell’unico personaggio che racchiude in sé una miriade di sentimenti, dall’amore, alla sensibilità poetica, l’amicizia, la tenerezza, il romanticismo, la gelosia, la disperazione; un personaggio che si presenta ingenuo e si riscopre maturato, cresciuto come è evidente a partire dal rincontro con Mimì nel terzo atto: per la voce è una vera sfida dover esprimere tutto questo. Ma si riscopre anche come difensore del povero José, Don José… un ragazzo orgoglioso, che vuole prendere le distanze da quella massa di uomini che attorniava Carmen. Carreras afferma di approvare quella strategia: probabilmente anche lui l’avrebbe adottata per attirare l’attenzione di una donna come Carmen. “Non vedo come un tribunale possa condannarlo per quello che ha fatto” diceva il tenore, accennando all’attenuante di essere stato trascinato fino alla pazzia, all’auto-distruzione. “Non saprei individuare il punto in cui smetto di identificarmi in lui”, era arrivato ad affermare. Carreras quindi sosteneva di identificarsi con questi due personaggi così diversi, il creativo e il distruttivo.
Sono passati quasi 20 anni, sarà ancora della stessa opinione? Per i suoi 50 anni di carriera ha girato un documentario al Liceu, come potete qui vedere. (9:00)


Afferma, se il catalano come lingua non mi ha tradito, che non si vede come duca di Mantova del Rigoletto o come Don José, anche se tra i due sicuramente si vede più Don José, rispetto a un uomo che si lascia trasportare da una serie di passioni e istinti. Ma sicuramente si vede come Chenier, o come Riccardo di “Un Ballo in Maschera”, o per certi aspetti come Rodolfo de La Bohème.

«He states that from an intimate and personal point of view, he does not see himself as the Duke of Mantua or as Don José, although if more with this last one than with the Duke who bases his lif on passions and istincts only. "But I could well be Chenier, or Ricardo from "Ballo", or, in some aspects, Rodolfo, from "La Boheme"»

È bello come in vent’anni le opinioni cambino leggermente, come anche lui come Rodolfo, ha acquisito una certa saggezza.
E voi? Motivate le vostre votazioni!

Comments

  1. Certo quando scrisse il libro e si rivedeva in quei due personaggi cosi' intensi...lui era ancora giovane ...e probabilmente ora con il senno di poi e la saggezza...e tutto quel che ha vissuto cambierebbe probabilmente la sua opinione in un posato Chenier.
    Ma io rivedendo tutti i suoi personaggi...continuo a trovare straordinaria la credibilità del personaggio di Don Jose'dove davvero fatico a vedere la linea che separa cantante e ...personaggio.

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  2. For me, Josep's most perfect role, that is, the one that suits his voice, looks, and personality the best, is Rodolfo in "La Boheme". Since it is a lyric role, and the arias are so beautiful and romantic, his voice is PERFECT for it. Rodolfo is a simple, romantic, but poor man. Josep is a romantic man from humble beginnings. Rodolfo is a playwright, and his friends are all creative. Josep is a singer, and his colleagues are creative - singers, musicians, conductors, dancers. In La Boheme, Mimi is sticken with the deadly disease of tuberculosis. In his own life, Josep almost died from leukemia. There are so many parallels between Josep's life and "La Boheme". He is the perfect Rodolfo!

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