Sly, La Leggenda del Dormiente Risvegliato
Sly, ovvero la leggenda del dormiente svegliato, dramma in tre atti, è un'opera lirica di Ermanno Wolf-Ferrari su libretto di Giovacchino Forzano. L'opera ha debuttato il 29 dicembre 1927 al Teatro alla Scala di Milano.
Il soggetto è tratto da una novella de Le mille una notte, dove il sultano Harun si burla di un ubriaco, e lo porta dormiente in una reggia, e gli fa credere al suo risveglio che egli è il proprietario del castello ed un nobile. Il libretto è ispirato anche alla Bisbetica Domata di Shakespeare: nelle prime scene della commedia, appare un ubriaco addormentato di nome Sly.
Un personaggio diverso. Unico. Lungi dal coincidere con l’eroe romatico, un repertorio familiare per il cantante che lo ha riportato in vita; Cristoforo Sly sembra più un uomo nato dalla penna del cantautore genovese Fabrizio De André: un perdente della vita, un pover’uomo, come egli stesso si definisce, un’anima ferita che si nasconde nelle vesti di un buffone, dei versi di un poeta "non ebbro, ma inebbriato" tormentato dall’incubo dei debiti.
Un uomo che non ha avuto niente, se non una bottiglia di vino, che come gli ha alleviato le sofferenze in vita, lo ha fatto anche nell’attimo della morte, che lo tramuta, lo fa sentire un re, più d’un re, che gli fa rivendicare giustizia, che per un attimo lo porta lontano dalla crudeltà che il destino gli ha preservato.
Un condannato, Sly, a trovare conforto nell’immaginazione di una vita diversa, con un angelo a suo fianco, con una persona da baciare con amore al risveglio. Cercava amore, e non ha avuto che scherni, derisioni, insulti, falsi amici...o uno solo vero... John Plake. Gente che lo sfrutta come strumento di divertimento, che lo rende vittima di un pessimo scherzo, dell’illusione di poter essere amato e di ricambiare a sua volta, un’illusione che si è rivelata, anche se quando era troppo tardi, la verità e la certezza più salda della sua vita.
Uno scherzo, quindi, che porta Sly a un suicidio disperato, ma che racchiudeva la verità più importante, il dono più ambito: un amore sincero, dichiarato quando i cocci della bottiglia rotta avevano lacerato le vene di quello che per quasi tutti era un buffone, ma dietro al quale si nascondeva un uomo che soffriva, un uomo di cui Dolly, moglie infelice e annoiata del Duca di Westmoreland, angelo che regnava sovrano nelle sue fantasie, si era davvero innamorata, e che se lo vede morire tra le braccia, dopo la disperata supplica di un ultimo bacio.
Un’opera dimenticata, questa di Ermanno Wolf-Ferrari, con un protagonista speciale, un genio, un uomo con dei sentimenti. Carreras ha saputo far rivivere tutto questo, interpretandolo in maniera sorprendente, facendo di questo ruolo un guanto per la sua mano e impadronendosi in particolare della sua vulnerabilità e umanità, ma anche dell’essere buffone, con i passi goffi dell’orso, sfoderando incredibili cambi d’umore, che a tratti si rivelano essere autentici colpi di teatro come quando nel primo atto trattiene ogni tendenza buffona, per riservare un’espressione seria e profonda a cospetto di Dolly, come per rimuovere dita di polvere dalla sua dignità, una dignità che almeno davanti a una donna, a quella donna, doveva recuperare il suo prestigio.
Quell’energia e l’impeto con cui, ancora dietro le quinte, è entrato in scena con quei due Si bemolle di “John Plake! John Plake!”… la rabbia, la delusione, il rammarico e la dolcezza… la buffonaggine, la risata isterica, tutti questi sono gli ingredienti che Carreras ha fatto propri, alternando quella veemenza con cui rompe la bottiglia per porre fine alla sua sofferenza, e alla dolcezza con cui invoca quelle labbra su cui morire. E da quel grido "John Plake!" all'ultimo gemito, Carreras ti rende partecipe direttamente del dramma che riguarda il suo personaggio, un finale tragico che...sì, è comune nell'opera in generale, ma che ti lascia scosso, sotto shock.
Vi lascio dei brani da ascoltare, in attesa di potervi far ascoltare l'opera completa.
Signore, sposo mio, Act II
Quale pietosa pena, Act II
Dov'è quell'ubriacone di Sly?, Act II
Eppure... era commossa, Act III
Sly! Sly! Sono venuta..., Act III
E l'unico video presente su youtube.
Que bonito traer “Sly”, al Blog! Tengo tantos recuerdo de esta Opera. Recuerdos preciosos del Triunfo de Josep Carreras en este papel. Un papel que tenía que haber cantado a finales de los ochenta y que quedó aplazado por la enfermedad. Un papel que, finalmente, abrazó, triunfantemente, debutando en Zurique, el 9 de Mayo del 98. La primera de cinco noches de gloria, en aquel Teatro de Opera, el mismo donde se presentará con un recital, en un par de meses. Nunca olvidé una crítica publicada en el International Herald Tribune, escrita por David Stevens. Bajo el título A Triumphant Sly in Zurich”, decía:
ReplyDelete"Never mind the Three Tenors. In a recent two-week period the Zurich Opera had the Four Tenors on tap, something most impresarios can only dream of, but which here took place in the context of the busy schedule of a medium-sized repertory house. Luciano Pavarotti, Placido Domingo and Alfredo Kraus passed through town quickly, but Jose Carreras took on a major career challenge, triumphantly so, in the title role of a new production of a real rarity, Ermano Wolf Ferrari’s "Sly"."
Este mismo Triunfante "Sly" lo trajo Josep Carreras a su Teatro el Liceu, con un tándem de seis impresionantes funciones, algo aún más impactante puesto que tenía lugar menos de seis meses tras haber sido intervenido quirúrgicamente de cadera. La noche del estreno, el 4 de Junio del 2000, el público del Liceu interrumpió la función y rompió a aplaudir – y aplaudió a rabiar - cuando, tras ese "John Plake!" del que tan bien hablas, Luvi, Josep entró en la escena. Algo inédito en el Liceu, creo. El Liceu volvia a abrir sus puertas y Josep Carreras volvía a su casa en Triunfo y con todo un nuevo ejemplo de Coraje, Entereza y Maestría. Su "Sly", que entre Zurique y Barcelona, habia triunfado en Washington, en Marzo del 1999, siguió impresionando en Torino y Niza, en Octubre y Noviembre de ese mismo 2000, y en Tokyo, en Julio del 2002. Una suma de noches gloriosas. Hace poco más de un mes, decía Rolando Villázon, a un entregado y vibrante Royal Albert Hall, que nunca nadie había cantado el alma humana como Josep Carreras. Este personaje “Sly” que, de la mano de Carreras, te hace reír y llorar, y que alcanza su climax en el tercer acto - como puede Josep Carreras, solo en la escena, llenarla "hasta la bandera"!!! - es otro emblemático ejemplo de eso mismo. Gracias por haberlo traído aquí, Luvi.
Grazie. ne conoscevo pocchissimo di quest'opera e tu ne hai fatto un riassunto fantastico!
ReplyDeleteThank you very much for this blog on Carreras as Sly. I have always looked for some videos or songs from his Sly performances, but now I have found them, Molte Grazie!
ReplyDeletePochi hanno il 'coraggio' di cimentarsi in nuovi personaggi per di piu' quasi sconosciuti come fa Josep in Sly e darne una propria impronta.. Anche la musica e' splendida e incornicia la sua magistrale interpretazione. Ma la musica non e' la cosa principale. Ma come render speciale questo personaggio.
ReplyDeleteGrazie a tutti per i commenti, thank you!
ReplyDeleteGracias Maria por contarnoslo. Qué emocion que durante el estreno al oìr aquel "John Plake" el Liceu rompiò a aplaudir, ya me lo imagino!
Era un argomento che andava affrontato necessariamente, dato lo spessore psicologico di questo grande personaggio, interpretato a mio avviso magistralmente, e alle particolarità di quest'opera dal punto di vista prettamente musicale.
Sly si discosta molto, almeno da quello che sono abituata ad ascoltare io. E'un'opera che apprezzo molto.