Entrevista a Josep Carreras a l'Àgora de TV3 (Segona part)


Segue il post precedente, dal minuto 25 circa.

*Key facts: for a detailed summary in english, please go at the end of the post.


Com’è risaputo, nel 1987 Josep Carreras era stato trasferito presso il Fred Hutchinson Cancer Centre di Seattle per sottoporsi al trapianto di midollo e alle cure che ne sarebbero conseguite: su sua stessa ammissione, erano stati proprio i medici del Clinic di Barcellona, cui era stato previamente ricoverato per mesi, a proporre il trasferimento a Seattle, data la pratica esclusiva di un medicinale, la molecola GMCSF, che stimolava il midollo osseo nella fase successiva al trapianto. Inoltre, gli Stati Uniti  avevano più esperienza sul processo del trapianto, nonostante l’equipe medica del Clinic di Barcellona fosse magnifica. Un elemento, seppur secondario, che ha favorito la sua decisione di sottoporsi alle cure negli Stati Uniti, è stata la pressione mediatica che a Barcellona sarebbe stata insostenibile: ha raccontato che addirittura, un fotografo era entrato senza destare sospetto, indossando gli indumenti sanitari e la mascherina. Ma tornando alla domanda originaria di Xavier Bosch, Carreras risponde che sì, senza alcun dubbio, oggi giorno si tratterrebbe in Catalogna per sottoporsi a un trattamento di questo tipo, per l’alto livello della sanità catalana, e per il prestigio delle scuola di ematologia Farreras Valentì, dove spicca lo stesso Ciril Rozman, lo stesso che lo accompagnò a Seattle e che seguì da vicino tutto il processo della malattia, per il quale sente una grande adorazione.

La fondazione che porta il suo nome nasce per il debito che Carreras sentiva per la scienza e per la società, per l’affetto e il sopporto che questa gli ha dimostrato. Addirittura avendo ben presente tutto quello che la professione significa per lui, Josep Carreras si è sentito di affermare che quando gli si comunica che un bambino di 5 anni ha potuto sottoporsi ad un trapianto grazie ad un midollo trovato dalla Fondazione e al suo staff medico, nient’altro può reggere il paragone con questo.

La Fondazione, che come sappiamo ha sede a Barcellona, con filiali in Svizzera, Germania e Stati Uniti, mantiene un registro di donatori di midollo osseo, REDMO, con più di 14 miliorni di iscritti: siccome tutti i registri del mondo sono connessi tra loro, qualora un paziente avesse bisogno di un trapianto di midollo da un donatore non imparentato può avervi accesso.

L’idea del progetto di un Istituto di Ricerca per la leucemia e le altre malattie del sangue è del Comité scientfico, e la Fondazione si è incaricata di portarlo avanti finanziandone la costruzione e la dotazione di tutta l’equipe scientifica: il campus al Hospital Clinic sta già funzionando, e in breve si provvederà a fare lo stesso con quello di Badalona, dell’Hospital Germans Trias i Pujol. La Fondazione investirà 15 milioni di euro, e il centro dovrebbe essere già funzionante nel 2014, anche se, come ha sottolineato saggiamente Carreras, di questi tempi non bisogna correre: l’importante è che quando sia attivo, disponga di tutte le garanzie e del livello adeguato. Il centro sarà uno dei pochi del suo genere in tutto il mondo, ed unico in Spagna.

Dopo una consueta parentesi sul ruolo che ha avuto la musica, e in particolare il Secondo Concerto di Rachmaninov durante la malattia, Xavier Bosch ha rievocato un’intervista rilasciata da Carreras poco dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti nel 1988: al sentirsi domandare se si sentiva guarito, lui rispose che si sentiva con la “Spada di Damocle” puntata, e questo è motivato dal fatto chele statistiche dicono per che chi ha subito un trapianto è necessario attendere un periodo di 4 o 5 anni prima di poter parlare di remissione definitiva. La conferma che la malattia non lo aveva privato del suo grande talento, l’aveva avuta poco dopo, cantando chiuso in bagno sopra una registrazione di Manon Lescaut che aveva appena ricevuto e che risaliva ad un periodo immediatamente precedente alla diagnosi di leucemia. Carreras ha giustificato a Bosch la scelta del bagno come ambiente, per la sua grande risonanza tale per cui cantandovi, “chiunque può sentirsi come Caruso”.

Il tenore ha successivamente attribuito il fatto che non canta più opera da circa 10 anni alla mancanza di circostanze adeguate per farlo, ma basicamente alla consapevolezza, che riferisce con onestà e oggettività, di non poter cantare a 65 anni come poteva farlo 25 anni fa. Un artista deve conoscere i propri limiti e non oltrepassarli.

Non ha ancora stabilito il termine ultimo della sua carriera perché, “egoisticamente”, per citare le sue parole, più si avvicina la fine e più ci si rende conto dell’importanza che ha per lui salire su un palcoscenico e cantare: per questo motivo si augura di continuare a farlo per qualche anno ancora.
E continuando su questo tema ha affermato ancora che “La carriera dell’artista è quella dell’egoista”: l’essere obbligato a viaggiare 10 mesi all’anno lo ha costretto a rinunciare a molte cose, alcune molto importanti come la nascita dei suoi figli e l’assistere costantemente alla loro crescita. Non nasconde però, definendosi egoista da artista che è, che questi sacrifici sono stati ricompensati: la sua vita sono stati il canto e la musica, l’esibirsi su un palco, e questo ha sicuramente mediato.

Ora che viaggia un po’ meno di prima, può compensare attraverso i suoi quattro nipotini di 6, 4, 3 e 2 anni: bambini che, come ogni nonno, definisce fantastici per quanto non sia stato difficile averli tutti e 4 per casa durante le feste. Ha inoltre affermato che i nipoti hanno il vantaggio di non essere i figli, ovvero non si è obbligati a stare con loro tutto il tempo, e ci si può divertire con loro per il tempo finché non subentri la stanchezza.

Intervistando Josep Carreras, non è possibile ignorare la sua passione per il Barça: notizia fresca di lunedì scorso era il fatto che Messi aveva ricevuto per la terza volta consecutiva il Pallone d’Oro. Carreras si sente di poterlo paragonare ad un solo giocatore, Maradona, anche se i tempi erano diversi: ad ogni modo riconosce la sua unicità in quello che fa, nel suo gioco, e lo stima moltissimo anche a livello personale. In merito a Guardiola, ha affermato che per un allenatore che ha vinto tutto quello che è riuscito a vincere, è inevitabile ricevere questo riconoscimento.

Josep Carerras, in veste di grande tifoso, termina ogni partita “stanco come un centrocampista”. Resta un po’ di amarezza dopo il pareggio nel derby Espanyol – Barça: una vittoria portata via al Barça nei minuti finali, un pallone che in ultimo non ha voluto entrare in rete e altre circostanze non favorevoli. Sicuramente l’Espanyol ha giocato una buona partita, ma per un Barcelonista è stato un vero peccato.

Richiamando il celebre episodio di “Visca Catalunya lliure”, che Josep Carreras aveva gridato alle telecamere di Gol TV in data 29 di Novembre del 2009, dopo che il Barça aveva battuto il Real Madrid per 1-0, Josep Carreras attribuisce quel grido liberatorio all’adrenalina che ogni volta questa partita comporta, e soprattutto al ricordo ancora vivo per chi come lui è nato dopo la guerra e ha vissuto la dittatura, di tutti i brutti momenti trascorsi al Camp Nou in quel periodo, non tanto per il Real Madrid in sé, ma per quello che all’epoca significava. Del resto, Josep Carreras sente profondamente quanto affermato alle telecamere, e nutre un forte sentimento patriottico. Ed è qui che si entra in uno dei momenti topici dell’intervista, quando Carreras fa una riflessione sull’indole dei catalani, che definisce straordinaria… aggiungendo un pizzico d’ironia nel citare Pep Guardiola con il suo “aixecar-se ben d’hora ben d’hora ben d’hora”, ma forse hanno un difetto: sono quelli “del rajolí prim, del roc a la faixa, del peix al cove”. Ora, mi sembra inutile ostinarmi a trovare una traduzione, perché qualsiasi tenattivo “alla lettera” risulterebbe ridicolo, e soprattutto non renderebbe il senso delle espressioni che Josep ha impiegato. L’esseniale è capire che intendeva far riferimento alla tendenza catalana a mostrare poco di sé stessi, a risparmiare per quando se ne abbia bisogno in futuro, a non esporsi a rischi, a voler ricercare quella prudenza che la maldicenza potrebbe identificare con codardia. Josep ha affermato coraggiosamente che di tanto in tanto bisogna superare questo limite, che bisogna esprimere quello che si sente dentro, nel suo caso il forte sentimento patriottico, nonostante questo possa comportare qualche rischio.

È l’amor di patria che lo porta a cantare sempre con una piccola senyera (bandiera catalana) nella tasca della giacca, e non banare superstizione: quella semmai lo fa entrare sempre in scena col piede sinistro. Anche dopo tanti anni di professione, il palcoscenico provoca sempre una certa tensione, pressione, e implica il forte desiderio di dare il meglio di sé. Il cantante, inoltre, è un musicista che non può riporre il proprio strumento nell’astuccio: dovendolo portare sempre con sé lo vede quindi esposto a diversi fattori che lo possono mettere a repentaglio.

Qualche secondo per commentare la definizione che Josep Carreras ha dato di Bono degli U2, “tra Gesù Cristo e Beethoven”: qualcosa che sembra convincere Bono, un po’ meno Carreras.
Cosa rimane musicalmente a Josep Carreras? Ogni artista cerca continuamente nuove sfide per non rimanere intrappolato nella routine, per questo è sempre ben disposto a trovare qualche nuovo brano da proporre nei suoi concerti e recital.
Il video si chiude sull’immagine di Josep Carreras che firma il suo libro di memorie di Xavier Bosch. E quello che rimane, e la soddisfazione per aver assistito ad una splendida intervista.


Key Facts:

● Josep Carreras talks about the reasons why doctors suggested him to go to the Fred Hutchinson Center in Seattle to undergo transplantation and further treatments. More experience in it and special bone marrow stimulatin drug. Another reason was the mediatic pressure. Nowadays he would stay in Catalonia because his country has developed a high level health care and high level hemathology school.
● Though knowing very well what his career means for him, nothing can be compared with the fact that a child has undergone transplantation thanks to a bone marrow found by the Foundation. The Foundation has been created also for the debt he felt for science and society: REDMO, their bone marrow donors register, is connected with the other ones in the world, so a patient requiring a bone marrow transplant from a not related donor can access it. The project of a new Institute dedicated to research on leukemia and other blood diseases in Catalonia will be financed by the Foundation with 15 million Euros (building and equipment). It could be active already in 2014 but there's no hurry, as the most important thing is the final result.
● In an interview in 1988 Josep Carreras answered a question, asking if he felt completely cured, by saying that he felt himself with Damocle sword above him. Statistics actually say that a period of 4/5 years is required to transplantated patients to say that they are really in remission. Josep Carreras found out that his voice was still there by trying it in his bathroom singing over Manon Lescaut recording he had just received. In the bathroom everybody can feel like Caruso for a special resonance.
● Josep Carreras hasn't been singing opera for 10 years because of lack of good opportunities, but basically because, as he honestly admitted, he can't sing opera at 65 as he did 25 years ago. A singer should always be aware of his limitations, and never go beyond them. Anyway he does not know when his career will come to an end, because, "egoistically speaking", you realise how important is what you are doing only when the end comes closer. He hopes to keep on for some few years more.
Artist is the egoist's career: for his profession he missed his kids' birth, and the opportunity to  seeing them growing up regularly, but music and singing have always been all his life: it has compensated for any sacrifice. Now, travelling less than before he can enjoy a lot of his grandchildren: he defines them fantastic. During Christmas holidays the four of them went at his house: being they so little, it was quite hard, but fantastic of course. The advantage is that you are not obliged to spend the whole day with them, as they are not your kids.
● As Lionel Messi got the Golden Ball Award for the third time, Josep said that he's a unique football player, probably the only comparison possible would be with Maradona. He admires him also as a person. According to him, a coach like Pep Guardiola has to be awarded, because of all what he has won with his team. Josep Carreras lives each match with so much intensity that at the end he's tired like a midfield player. It was such a pity for him the final result of Espanyol - Barça.
● Xavier Bosch recalled the occasion in which Carreras cried out "Visca Catalunya lliure" (long live free Catalonia). It's something he strongly believe in, and sometimes catalans, who are extraordinary people, should break the rule according to which their character is related to "rajolí prim, roc a la faixa, i peix al cove", that is their being shy, their tendence to save money, and their prudence. One has to express his strong feelings, in his case, the love for his country, even if it could be a risk. He shows his love for Catalonia  also by keeping a small catalan flag in his pocket during his performances.
● He always goes on stage with the left foot: pressure, tension, and the strong will to do his best are always there before performing. The singer instrument is voice, and voice is not an instrument you can put in a case. There are so many elements that can damage it. A singer is always looking for new challenges, even just few new songs for concerts and recitals.

Comments