Dois concertos para Brasil: em São Paulo hoje à noite e na noite de 2 de junho

A distanza di due anni dal concerto di Corritiba, il tenore catalano torna in Brasile per due concerti a São Paulo, uno previsto stasera, 31 Maggio, e l'altro per la sera del 2 Giugno. Canterà con lui il soprano Ailyn Pérez e l'orchestra sarà diretta dal direttore e compositore catalano Miquel Ortega.

Il repertorio proposto nei due concerti comprenerà brani d'opera, brani tradizionali del repertorio tenorile, e chissà che per l'occasione non ci sia la sorpresa di brani della tradizione popolare brasiliana.

Le interviste non si sono risparmiate: i brasiliani hanno manifestato un gran entusiasmo per quest eventi, anzi, due concerti gli sembrano addirittura pochi. Carreras però, ha prevista una cifra di circa 60 tra concerti e recital ogni anno, da un po' di tempo, e quindi considera che due sia una cifra adeguata.

Cominciamo con un'intervista radiofonica, dove il tenore parla in inglese e con un'altra di cui abbiamo invece un video, cui risponderà in spagnolo alle domande in portoghese: int.limao.com.br; g1.globo.com

Josep Carreras, affascinante, elegante e sorridente,  oltre per la sua straordinaria carriera operistica, viene ricordato come membro del fantastico trio de I Tre Tenori, insieme a Plácido Domingo e a Luciano Pavarotti. Nonostante Carreras riconosca la presenza di una generazione fiorente, nessun tenore di oggi potrà prendere il posto di Luciano Pavarotti, non per una questione di talento, ma per una di etica, sensibilità e rispetto. Delle grandi voci di oggi, Carreras ne nomina tante, da Juan Diego Flórez a Rolando Villazón, da Marcelo Álvarez a Jonas Kaufmann, ma al di là di questo, come si evidenzia in quest'altra intervista (estadao.com.br) si tratta di una generazione che non ha niente a che vedere con quella a cui lui appartiene, che a sua volta non ha niente a che vedere con quella precedente. La generazione di Carreras, Domingo e Pavarotti appartiene a un'epoca di transizione, in cui l'opera ha potuto usufruire di fondamentali progressi a livello tecnologico, come il video; a sua volta però la generazione di Di Stefano, Corelli, Gigli poteva contare con alcuni direttori d'orchestra che avevano lavorato con i compositori: un pregio che non si può più recuperare.

Come afferma da più di un anno ininterrottamente, a causa di un fraintendimento del Times inglese, la sua intenzione è quella di concentrarsi prevalentemente su concerti e recital, non escludendo però un ritorno su un palco d'opera, qualora vi fossero le condizioni che lui ritenga adeguate.

A chi, come Álzarez sostiene che i cantanti della generazione dei Tre Tenori dovrebbero ritirarsi per lasciare spazio ai giovani, risponde con una risata e li rassicura, ribadendo le suddette intenzioni; il discorso cambia per Plácido Domingo, che ha recentemente debuttato come baritono: "lui si che è un problema, e non dimentichiamoci che è anche direttore." conclude Carreras.

Il tenore catalano afferma di non costituire nessun pericolo, anche perchè chi lo segue sa perfettamente che ha sempre cercato di favorire i giovani, vista l'età delle soprano che cantano al suo fianco, per non dimenticare i masterclass che offre: per cantare opera non basta avere una bella voce - afferma, e specifica che al di là dei consigli di carattere tecnico o di emissione, più che altro nel rapportarsi con gli studenti si accerta che sia davvero questa la strada che intendono percorrere, assicurandosi che osservino la disciplina che questa professione richiede.

A Carreras la disciplina non manca, ed è un sacrificio che vale la pena fare: ha collezionato molti ruoli da tenore lirico fino ad immergersi in un repertorio più pesante e drammatico: forse un po' prima del tempo, come ammette lui stesso, ma è molto difficile rifiutare offerte, soprattutto se si tratta di direttori del calibro di Herbert von Karajan o Claudio Abbado; Josep per fare un esempio ironicamente azzardato afferma che se Karajan gli avesse offerto di cantare Michaela, lui l'avrebbe fatto. Si commettono errori, senz'altro: ma sono quelli - afferma saggiamente - che danno sapore all'esperienza della vita.

Gli errori rientrano nella natura umana, e nemmeno vincere la battaglia contro la leucemia ti trasforma in un santo: di certo si matura, si acquista un'ottica più saggia, cambiano le priorità, si privilegia il dialogo e si limita l'egoismo, ma in alcuni degli stessi errori si ricadrà sempre. La vita però, acquista una nuova dimensione.

Carreras ritaglia uno spazio per sensibilizzare il popolo brasiliano sull'importanza della donazione del midollo osseo, visto che spesso si dimostra essere l'unica speranza per sconfiggere la malattia: molto spesso i donatori compatibili non sono rintracciabili tra i parenti più stretti, per questo è necessario comprenderne l'importanza per compiere un atto di vera solidarietà.

Parole affettuose anche per Luciano Pavarotti, un uomo che ti arricchiva con la sua filosofia da contadino, con cui si poteva affrontare qualsiasi argomento, dal più superficiale al più pronfondo, un uomo che non ricorreva a particolari pastiglie per la voce prima di una performance, ma casomai a un "bel pezzo di salame" prima e dopo.

Se deve citare il paese in cui si sente più a suo agio, fuori dalla Spagna, Carreras senza pensarci due volte dice Italia, soffermandosi sull'innegabile somiglianza tra italiani e spagnoli, come fratelli o primi cugini.

E qui Luvi si lascia prendere da un momento di puro patriottismo...




Concludiamo augurando il migliore dei successi per Josep e per il Maestro Ortega, di cui abbiamo già parlato nel blog, in merito al suo essere compositore. Il pubblico brasiliano saprà omaggiarvi con lo stesso entusiasmo con cui vi ha accolti: siamo latini!


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