Josep Carreras interviewed by Josep Cuní in 8aldia program on occasion of the 25th anniversary of his Foundation
In seguito alla prima presentazione del Documentario 'La Fleur' Josep Carreras contra la leucemia, avvenuta lo scorso giovedì 19 settembre, Josep Carreras è stato ospite di diversi programmi radiofonici e televisivi. Vi riporto qui i link delle registrazioni delle interviste, tra cui presso El Món a Rac1 di Catalunya Ràdio, Hoy por Hoy di Cadena Ser, e il programma 8aldia, del canale televisivo catalano 8tv, presentato da Josep Cuní: su quest'ultima mi soffermerò particolarmente.
L'intervista di Josep Cuní prende spunto da un aneddoto divertente già discusso precedentemente, ovvero quando durante un match tra Real Madrid e Barcellona, uno che poi si sarebbe rivelato glorioso con la vittoria del Barça al Santiago Bernabeu per 2-6, il tenore aveva scagliato una ciabatta contro il televisore in seguito a un goal del Madrid o a una decisione arbitrale penalizzante: Carreras, che vedeva la partita a casa con un gruppo di amici, sottolinea che fortunatamente il televisore non aveva riportato alcun danno.
La conversazione prende, come previsto, una piega più seria e Cuní ricorda il venticinquesimo anniversario della Fondazione, 26 anni da quando a Josep Carreras è cambiata la vita: le due cose per il tenore non possono essere scisse, camminano parallelamente, tanto il momento in cui gli è cambiata la vita come la fortuna di creare questa Fondazione, una sfida che è ora una sfida molto importante e che lo rende felice. Una sorta di bene di Dio per tutti coloro che sono stati colpiti dalla stessa malattia, questa fondazione nata dopo l'esperienza personale di Carreras con motivo di gratitudine nei confronti della società, per le continue dimostrazioni di solidarietà e affetto da parte di gente anonima, ma anche nei confronti della scienza, in particolare dell'equipe medica che si era presa cura di lui.
Josep Cuní osserva di seguito che fino al 1987, Josep Carreras era prevalentemente considerato come uno dei più grandi tenori della storia, e si chiede se si sia fatta giustizia all'artista quando in seguito, in alcune occasioni, si parla più dell'uomo che è sopravvissuto alla malattia: Carreras ha risposto che non ha nessun motivo per lamentarsi, anzi si è sempre sentito molto fortunato per come la gente l'ha trattato; anche se fosse, se in qualche momento l'aspetto umano abbia eclissato quello artistico, non sarebbe motivo di dispiacere, perché in fondo di tratta della stessa persona. È perfettamente consapevole, senza alcuna presunzione, di ciò che ha compiuto a livello artistico, cantando nei teatri più prestigiosi al mondo con i migliori direttori: giusto domenica 15 si trovava all'Opera di Vienna per un concerto molto speciale per celebrare i 25 anni della sua Fondazione, e tutto questo fa di lui un artista pienamente realizzato, allo stesso modo in cui si sente realizzato come essere umano per godere della possibilità di aiutare chi ha bisogno.
Arriva poi il momento di discutere di La Fleur, il magnifico documentario presentato al Gran Teatre del Liceu davanti a un pubblico di 1.800 persone vincolate alla Fondazione: come spiega Carreras, il titolo, legato all'aria del Don José nell'opera Carmen di Bizet, è stato scelto da Xavier Bosch, direttore del documentario, come metafora di una sfida che lancia la vita, una sfida nel momento della stessa diagnosi, ma con l'intento di darle una connotazione positiva, a giudicare da come si è evoluta la vicenda, inizialmente drammatica.
L'esistenza di fondazioni ed altre entità di questo tipo, inevitabilmente vanno a compensare laddove lo stato non possa più arrivare, e ciò avviene anche nei paesi più facoltosi come Stati Uniti, Giappone, Canada, Germania e Regno Unito. Tuttavia la visione economica dell'epoca, 25 anni fa, era diversa da quella attuale e la presidenza di Josep Carreras, un uomo che ha cantato per il mondo e che ha conosciuto diverse società, conferisce una dimensione civile più che amministrativa: il suo interesse si basa infatti su un contributo sociale, lontano da aspetti di carattere amministrativo ai quali, per sua stessa ammissione, non potrebbe adempiere.
Parlando della società, Josep Cunì si ricollega nello specifico a quella catalana, una parte della quale reclama l'indipendenza: a questo proposito Carreras non nasconde quella che è stata la propria idea da sempre, ma invita alla cautela, prudenza e al rispetto, portando pazienza per il tempo necessario; il tenore aggiunge anche che democrazia significa rispettare le idee degli altri, tentando di portare avanti le proprie: come aveva già affermato in un'intervista a Catalunya Ràdio al mattino, non sa se arriverà a vedere l'indipendenza della Catalogna, spera di si, ma è sicuro che i suoi figli, e soprattutto i suoi cinque nipoti la vivranno. Probabilmente avrebbe sostenuto la stessa cosa anche qualche anno fa, ma di certo con meno convinzione, poiché negli ultimi anni si è assistito a un evidente processo di accelerazione in questa direzione: in tal proposito Carreras arriva a comprendere una certa impazienza da parte di alcuni, e ammette che probabilmente 30 anni fa avrebbe fatto parte di questi, ma che col tempo, ad eccezione dell'ambito calcistico con riferimento all'aneddoto con cui l'intervista si è aperta, cerca di essere un uomo riflessivo e prudente.
Tornando al calcio, Cuní gli chiede se è preoccupato per questo Barça, dopo tutti i recenti sviluppi: Carreras non si dice preoccupato, anzi è rimasto ben impressionato dal nuovo allenatore Gerardo Martino, che definisce uomo educato, corretto e con le competenze sufficienti per svolgere un incarico impegnativo quale allenare una squadra delle caratteristiche del FC Barcelona. Si sofferma inoltre sul fatto che tutti pensino di intendersi di calcio, che ogni articolo di giornale di argomento sportivo sembri la Bibbia e dimostri che tutti hanno ragione, ma vede necessario filtrare le opinioni e rendersi conto che siano questioni in realtà più complesse. L'ex allenatore del Barça, Tito Vilanova, sta vivendo una situazione simile alla sua di 26 anni fa: Josep Carreras è convinto che Tito sia nelle migliori mani possibili e disponga di tutti i contatti necessari, e racconta di aver avuto recentemente un contatto con lui, per il quale ha sempre avuto una grande ammirazione, tentando di infondergli coraggio dalla sua prospettiva di ex paziente.
Josep Cuní si avvia verso la conclusione riportando l'attenzione sui venticinque anni della Fondazione, chiedendo a Carreras qual è la direzione che prenderà nei prossimi venticinque anni: tutto dipenderà, a detta del tenore, da se la leucemia diventerà o meno una malattia curabile in tutti i casi entro i prossimi 25 anni; ovviamente si augura che questo accada, ma se così non dovesse essere, la Fondazione continuerà il cammino intrapreso, cercando di offrire migliori possibilità ai pazienti, migliore qualità di vita durante il trattamento; in caso contrario, se la leucemia non sarà più un pericolo per nessun paziente, sicuramente ci sarà un'altra causa, un'altra malattia per cui lottare. Riprendendo il Documentario La Fleur, Carreras ricorda come il Prof. Ciril Rozman racconti che al tempo in cui aveva iniziato a fare il medico, la leucemia non risparmiava nessun paziente: oggi invece, il progresso ha fatto in modo che guarisca circa l'80% dei bambini e il 50% degli adulti.
La società, come riflette Josep Cuní in conclusione, è debitrice a Josep Carreras per due aspetti: il contributo artistico e quello umanitario, per i quali merita una doppia medaglia d'oro. Il tenore ringrazia sentitamente e riconosce di essere una persona molto fortunata per poter fare quello che fa, con molto entusiasmo e con l'unica abilità di essere stato in grado di circondarsi del personale adeguato, sia a livello tecnico scientifico sia gestionale. Per tanto, doppie congratulazioni, da un lato per i 25 anni da quando ha superato la malattia e creato la Fondazione, dall'altro per quasi 44 dal suo debutto professionale al Gran Teatre del Liceu, l'8 di gennaio del 1970 con la Norma di Bellini, al fianco di Montserrat Caballé.
Key facts:
After the premiere of the Documentary 'La Fleur' Josep Carreras contra la leucemia, which took place on Thursday, 19 September, Carreras attended interviews on several radio and television programs. I report here the link of these recordings, including at El Món A Rac1 on Catalunya Radio, Hoy por Hoy on Cadena Ser, and the 8tv (Catalan Television) program 8aldia with Josep Cuní: I will now focus particularly on the latter.
The interview with Josep Cuní starts by a funny anecdote already discussed in the program two years ago, that is, when during a match between Real Madrid and Barcelona, then one that would prove to be glorious as Barça won at the Santiago Bernabeu 2-6, the tenor had thrown a slipper against the TV after a goal of Madrid or a penalizing decision of the referee: Carreras, who was watching the game at home with a group of friends, some of them shared with Cuní, points out that luckily his TV did not report any damage.
The conversation takes then, as expected, a more serious turn, and Cuní remembers the twenty-fifth anniversary of the Foundation, and 26 years since Josep Carreras' life has changed: according to our tenor, these two aspects can not be separated, they walk side by side, the time which has changed life as well as the good fortune to establish this Foundation, still now a very important challenge that makes him happy. A kind of God's benefit for all those who have been affected by the same disease, this foundation was born after Josep Carreras' personal experience, as a pattern of gratitude towards the society, for the continuous demonstrations of solidarity and affection from anonymous people, but towards science as well, in particular for the medical team that took care of him.
After that, Josep Cuní notes that until 1987, Josep Carreras was mostly regarded as one of the greatest tenors in history, and wonders whether justice is done when, later, on some occasions people talk more about the man who survived the disease: Carreras aswers that he has no reason to complain, rather he has always felt very fortunate for how people has always treated him, and should it be like that, if at any time the human aspect has eclipsed the artistic one, it would not be a matterat all, because they are the same person. He is perfectly aware, without any presumption,of what he has accomplished as an artist, singing in the most prestigious opera houses in the world with the best conductors: right on Sunday 15 September he was at the Vienna State Opera for a very special concert to celebrate the 25th anniversary of its Foundation, and all this makes him an artist fully fulfilled, as well as he feels fulfilled as a human beingfor having the opportunity to help those in need.
Then it was time to discuss La Fleur, the magnificent documentary presented at the Gran Teatre del Liceu in front of an audience of 1,800 people related to the Foundation: how Carreras explains, the title refers to the tenor aria in Bizet's Carmen, and has been chosen by Xavier Bosch, director of the documentary, as a metaphor for a challenge that life threw as he was diagnosed with leukaemia, but regarding it with a positive connotation , as we can realize by how the story, initially dramatic, has later developed .
The existence of foundations and other entities of this kind inevitably compensate where the state can not make it more, and this happens even in wealthy countries such as United States, Japan, Canada, Germany and the UK. However, the economic vision of that time, 25 years ago , was different from the current one, and the presidency of Josep Carreras, a man who has been singing all over the world and who has known several societies, provides a more a civil dimension rather than administrative: his interest is based essentially on a social contribution, far away from administrative aspects which, by his own admission, he could not fulfill .
With reference to society, Josep Cuni insists now on the Catalan one, part of which calls for independence: in this regard, Carreras does not hide his concern since ever, but urges caution, prudence and respect, patience for the time required; the tenor also adds that democracy means respecting the ideas of the other, trying to pursue your own: as he had already stated in an interview with Catalunya Ràdio in the very morning, he does not know if he will be able to experience the independence of Catalonia , he hopes to, but he is sure that his son and daughter, and especially his five grandchildren will. Probably a few years ago he would have claimed the same thing, but certainly with less conviction, because in recent years there has been a noticeable acceleration in this direction: in this regard Carreras somehow understands some impatience by some people, and admits that probably 30 years ago he would have been like them, but with the exception of football, with reference to the anecdote with which the interview openes, he has learnt and tries to be thoughtful and cautious man.
Back again to football, Cuní asks him if he is worried about this current Barça, after all the recent developments: Carreras says he is not worried, in fact he has been positively impressed by new coach Gerardo Martino, who defines a polite, correct man, with all the skills needed to accept a challenging such as leading a team like FC Barcelona. He also insists on the fact that everyone thinks to know a lot about football, and every newspaper about sport looks like the Bible, showing that everyone seems to be right, but says that we need to filter all the different opinions and realize that it is actually a more complex issue. The former Barça coach, Tito Vilanova, is experiencing a similar situation to Carreras' one of 26 years ago: Josep Carreras is convinced that Tito is in the best care possible, and has all the necessary contacts, and says that he has recently had a contact with him, for whom he always had a great admiration, trying to give him courage from his perspective of former patient.
Josep Cuní, close to the end of the interview, mentions again the twenty-five years of the Foundation, asking Carreras what is the direction it will take in the next twenty-five years: according to the tenor, all will depend on whether leukaemia becomes a curable disease in all cases within the next 25 years or not; obviously he hopes it will happen, but should it not be like that, the Foundation will continue on the path taken, trying to offer the best possibilities to patients, and better quality of life during treatment, otherwise, should leukaemia be no longer a danger to any patient, surely there will be another cause, another disease to fight for. By quoting the Documentary La Fleur, Carreras recalls what Prof. Ciril Rozman tells, that at the time when he began to be a doctor, all leukaemia patient s died, but today , the progress made that about 80% children and 50% of adults win their battle.
Thesocietyy, as Josep Cuní remarks at the very end, is indebted to Josep Carreras in two respects: on one side, his artistic contribution, and on the other his humanitarian task, for which he actually deserves a double gold medal. The tenor shows his gratitude to him, and agrees on the fact that he is a very lucky person to be able to do what he does, with much enthusiasm and with the unique ability to surround himself with the most adequate staff, both technical - scientific and management. Therefore , double congratulations, on the one hand for the 25 years since he overcame the disease and created the foundation, and on the other for almost 44 years since his professional debut at the Gran Teatre del Liceu, on 8th January 1970, with the Bellini's Norma, next to Montserrat Caballé.
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