SEGONA PART: Josep Carreras a Els Matins de TV3 presenta la nova campanya de sensibilització contra la leucemia

(...)  vedi post precedente.

Secondo lui non è tanto il fatto di “essere meno divo”, in quanto ci ha creduto sempre poco: il divo a suo avviso si identifica con il signore che trascorre le tre ore in teatro, e dopo aver lasciato il camerino torna ad essere un cittadino comune. Certamente la vanità e il narcisismo rientrano nella psicologia dell’artista, ma quello che l’artista avverte davvero dopo una funzione, dinnanzi a lunghissimi applausi, ai “bravo”, non è che gratitudine per avergli concesso il privilegio di esprimere sé stesso e di comunicare gli altri le emozioni che ha dentro.

Ma è certamente con uno spirito, con una sensibilità, con un piede diverso che uno come lui, dopo aver superato una malattia così grave, ha la possibilità di tornare su un palco per fare quanto faceva prima di quella brusca interruzione, ed è in quel momento – commenta Carreras – che ci si rende conto che d’ora in poi “tot és propina”, ovvero, che è un regalo, un omaggio, un dono offertogli dall’alto: non solo aver avuto la fortuna di superare la malattia, ma godere della possibilità di tornare a fare le cose di sempre. E il pubblico lo riconosce, e ne è profondamente grato. 

Il fatto d’aver preso un 10 in religione, ai tempi della scuola superiore non è stato uno stimolo a diventare ancora più religioso: Carreras ha sempre avuto fede nell’esistenza di un essere superiore e non ne ha mai dubitato. Sostiene inoltre che la fede è stata fondamentale durante la sua malattia e che è in quei momenti in cui uno vi si deve avvicinare più che mai.



Una domanda relativa alle modalità di collaborazione con la Fundación Carreras, nello specifico alla possibilità di diventare donatori di midollo e all’accettare di attuare questo trapianto, dopo averne verificato il grado di compatibilità, viene posta a Josep Carreras di proposito, accennando a una denuncia che il programma aveva trattato di una famiglia che lamentava un’attesa lunga due anni di un donatore di midollo, dopo la quale il paziente non ce l’ha fatta, oltre al gravissimo risvolto familiare apportato dal fatto che l’unico donatore compatibile era un fratello del paziente, che per alcune circostanze non ha accettato di donare il midollo. Carreras, a tal merito, analizza una buona fetta della sua Fundación, che è la sezione REDMO, ovvero il registro ufficiale di donatori non imparentati che, capitanata dal Dr. Enric Carreras, cura ogni singolo caso con estremo rigore, visto che si tratta della vita di una persona. Purtroppo succede che questo “ago nel pagliaio” non si trovi.

La donazione di midollo osseo – spiega Carreras, ammettendo la sua ignoranza in fatto di medicina, ma affermando comunque di aver aquisito qualche rudimento attraverso l’assiduo contatto con esperti, si può attuare in tre modalità: 
a) la donazione da parte di un familiare compatibile; 
b) un’autotrapianto (estrazione, trattamento, e reiniezione del midollo trattato); 
c) donazione da persona non imparentata: nel mondo c’è un registro di 12 milioni di potenziali donatori che permette la ricerca del donatore compatibile, ma non è solo con il midollo: anche con il sangue periferico si può attuare un trapianto, e addirittura con le cellule del cordone ombelicale, tecnica di gran successo in Catalogna. È evidente che esistono più possibilità.

Vorrebbe bere un sorso d’acqua Josep Carreras, ma alla parola “Barça B” posa subito il bicchiere: “Barça B bene, ma Barça prima squadra ancora meglio!”, afferma il tenore prima di mostrare il proprio benestare al rinnovo del contratto di Pep Guardiola, allenatore del FC Barcelona, per un anno e mezzo. Nonostante non tutti possano essere sempre d’accordo con le sue scelte tattiche, non avrebbe senso interrompere questo progetto. 

Una risposta forse meno esplicita sul quesito se il Barça sia o no la migliore squadra della storia, ma sicuramente Carreras non ha mai visto nessuna squadra giocare così, e a questo proposito menziona l’ultima parte del “clássicBarcelona – Real Madrid, e non esclusivamente per il risultato. Di certo Carreras, che andava allo stadio anche da piccolo con suo padre che indossava la divisa di Guardia Urbana, di calcio se ne intende molto. 

Il Barça è con lui in qualsiasi paese si trovi, non certo fisicamente, ma essendo ben nota la sua “fe barcelonista” non mancano di fargli trovare magliette o qualsiasi altra cosa con lo scudetto del Barça, e questo gli fa molto piacere. (...)


TO BE CONTINUED

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