ULTIMA PART: Josep Carreras a Els Matins de TV3 presenta la nova campanya de sensibilització contra la leucemia

(...) vedi post precedente. 

Si dice molto felice, Josep Carreras -  per la Laurea Honoris Causa ricevuta ieri da Montserrat Caballé e per lo straordinario concerto al Teatro Real di Madrid che ha festeggiato il 70esimo compleanno di Plácido Domingo: due cantanti che rientrano dell’Olimpo della storia dell’Opera non possono che meritarsi appieno questi riconoscimenti, i due che probabilmente sono coloro con la maggior vocazione, quelli che non hanno mai rinunciato a superare sé stessi, a fare cose nuove e a rinnovarsi.

Non è del tutto corretto dire che Josep ha lasciato gli abiti di scena in camerino per indossare il frac, nonostante sia vero che negli ultimi anni si sia dedicato totalmente a concerti e recital. La differenza sostanziale è che in un opera si interpreta il carattere di un personaggio, avvolto nei suoi abiti, mentre in un recital ogni brano corrisponde a una storia a sé che bisogna raccontare. Carreras, come spesso ribadisce da un paio d’anni a questa parte, non chiude le porte al mondo dell’opera, e non esclude la possibilità di cantarne una intera in presenza delle condizioni che lui consideri adeguate in quel momento, ma in verità lui ama profondamente cantare recital.

Il mondo dell’opera sta cambiando molto, e in tal proposito occorre distinguere tra la necessità, condivisa da Carreras, di modernizzare l’opera, addirittura con elementi non propriamente usuali, e concordare con il punto di vista del direttore di scena che ti spiega l’essenza del personaggio; tutt’altro sarebbe aderire alle finalità provocatorie che spesso caratterizzano i montaggi scenici dell’opera di oggi. Nel pieno rispetto dei propri principi come artista, Carreras non se la sentirebbe di aderire a qualsiasi cosa non mantenga fede alla musica, al libretto, e ai cantanti. Si tratta di un discorso lungo, a detta del tenore, perché ci sono alcuni cantanti che si abbassano a questi compromessi, a discapito dei propri principi, per mantenere la famiglia: questo capita spesso, nel pieno rispetto di costoro; i divi si trovano più facilmente nella posizione di potersi rifiutare dall’aderire a tali compromessi. 




Con grande onestà Carreras ammette che con 64 anni non canterebbe le opere che era solito cantare come lo faceva a 34: tuttavia questo non deve costituire un impedimento, poiché non impedisce in nessun modo di fare altre cose con dignità, con la stessa dignità con cui lui canta concerti e recital. Se avesse la voce di 30 anni fa – dice – canterebbe la Carmen anche domani stesso: oltre a non essere questo il caso, l’ingranaggio operistico si è complicato ulteriormente, con un mese intero di prove e altri fattori. Questo, comunque, non scoraggia Carreras, che non cessa mai di ripetere che si considera un uomo fortunato, con 41 anni di carriera come cantante: a parte del suo debutto al Liceu come bambino, quello professionale risale al gennaio del 1970. L’unica cosa è che quando avverti che la fine si fa sempre più vicina, tanto più avverti la fortuna per quella che è “la propina”, quel dono dall’alto cui accennava in precedenza.

Dopo il commento all’intervista l’unica cosa che Josep Carreras si sente di aggiungere riguarda il progetto che la Fundación Josep Carreras sta compiendo, ovvero la costruzione di un Istituto di ricerca a livello mondiale dedicato esclusivamente alla lotta contro la leucemia. L’instituto verterà di due campus, uno presso l’Hospital Clinic di Barcellona e l’altro al Germans Trias i Pujol di Badalona. La Fondazione si impegna a fornire tutto l’equipaggio necessario e a finanziare la costruzione di un altro edificio molto grande nei pressi di Badalona. Tutto questo rende molto orgogliosa la sua Fondazione, che già da quattro anni si sta dedicando a questo obiettivo che, probabilmente, e crisi economica permettendo, sarà attivo entro il 2013. 

L’importante è fornire i pazienti di questo servizio e avvicinarsi sempre di più al momento in cui la leucemia sarà curabile per tutti e in tutti i casi.

Josep Carreras si è mostrato disponibile per quest’intervista in una fascia oraria che forse non appartiene alla sua professione: si definisce abbastanza “nottambulo” per questo, e per tanto gli costa addormentarsi poco dopo il termine di un concerto o un recital. Del resto capita a tutti, ci vuole il suo tempo per superare l’adrenalina, e anche se si è stanchi non si è pronti per dormire: l’occasione giusta per leggere un po’ o guardare un film in bianco e nero.

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