Entrevista de Cadena Ser con Josep Carreras y Màrius Carol sobre su libro de memorias "A Viva Voz"
Largo alla terza intervista
radiofonica, questa volta in castigliano, presso Cadena Ser, per la trasmissione "A vivir que son dos días": se non mi sbaglio risale allo scorso sabato.
Il primo a prendere parola è Màrius
Carol, che ribadisce la sua passione per la musica, purtroppo non corrisposta
da un talento che gli permettesse di coltivarla più seriamente, e Josep
Carreras immediatamente dopo chiarisce le motivazioni che lo hanno spinto a mettere
le sue memorie su carta insieme a qualcuno con cui si sentisse a proprio agio,
qualcuno come Carol, che richiama il momento che ha poi portato all’inizio di
un’amicizia, l’incontro dal sarto e l’aneddoto del calcio. “Tutti che parlano
di calcio senza saperne”, un fenomeno che, seppur in misura molto minore,
riguarda anche il mondo dell’opera per la presenza di qualche fan senza pudore,
come segnala in proposito Carreras.
Analogamente alle interviste
precedenti, si parla del debutto al Teatro alla Scala di Milano con il Ballo in
Maschera, facendo ovviamente riferimento al gesto di Giuseppe di Stefano, idolo
di Carreras, che non solo ha assistito a una prova, ma ha offerto al giovane
Josep il proprio costume di Riccardo, indossato in precedenza da Di Stefano nel
cantare la stessa opera al fianco di Maria Callas; ma si accenna anche a un
incontro precedente tra i due, perché Pippo Di Stefano aveva iniziato a
interessarsi dell’allora giovanissimo tenore catalano quando qualcuno aveva
insinuato una certa assomiglianza nei due timbri vocali, da cui la frase di
Pippo “sicuramente hai ascoltato qualche mio disco” durante il Concorso di Voci
Verdiane di Busseto, vinto da Josep Carreras nel 1971. Pochi anni dopo… “La
Scala in delirio per Carreras”, questi i titoli nelle pagine dei quotidiani
italiani.
Altro momento dovuto, quello
dedicato a Herbert von Karajan, ricordando quella prima prova ostacolata dalla
tensione emotiva di Carreras dinnanzi al carisma che emanava la figura del
maestro, a quella prima frase del tenore nel Requiem di Verdi, che Carreras non
era riuscito a cantare “A viva voz”, nonostante l’impeccabile preparazione, e
il risveglio di buon mattino, abitudine che non corrisponde alla professione
del cantante d’opera. La preoccupazione di Carreras dopo quella prova è stata
alleviata dal fatto che era stata richiesta la sua presenza per prendere le misure
del suo costume di Don Carlo, l’opera che avrebbe dovuto cantare in seguito,
sempre sotto la bacchetta di Herbert von Karajan. È curioso come sarti e
costumi si dimostrino essere un filo conduttore nella vita del tenore,
avvicinandolo a Di Stefano, a Herbert von Karajan… e non da ultimo a Màrius
Carol.
El gran Caruso e la vocazione di
Josep Carreras che da quel momento si è manifestata in modo prorompente,
portandolo a cantare nei bagno di casa come nel salone della madre dove
esercitava la professione di parrucchiera, ma ironicamente confessa di averlo
fatto per interesse, da buon catalano, perché era solito ricevere mance per le
sue esibizioni. E sempre da buon catalano, non ha mai perso di vista le proprie
origini, le radici di cui è orgoglioso, e che lo riportano nel suo quartiere
natale, quello periferico di Sants, dove una volta al mese si riunisce con i
suoi amici e compagni di scuola per colazione.
Un altro capitolo fondamentale:
Frank Sinatra e My Way, un brano cui Carreras è molto affezionato, oltre a
rappresentare il brano più emblematico di quel cantante che è rimasto
totalmente indifeso nell’ascoltare l’omaggio che
i Tre Tenori, e in particolare Josep, hanno reso a The Voice, presente al concerto di Los Angeles del
1994. Un altro artista che Carreras contempla con affetto e ammirazione, di un
campo totalmente differente rispetto a Sinatra, è l’attore Walter Matthau, che
appare in una delle foto del libro A viva voz.
I Tre Tenori, tre divi, tre
personalità molto ingombranti, ma che hanno saputo gestire sempre la situazione
nelle circostanze che li vedevano lavorare insieme con una competizione molto
sana: ognuno consapevole di chi erano gli altri due e cosa rappresentavano nel
mondo, hanno saputo trasformare il rispetto professionale in una solida
amicizia, sia con Domingo sia con Pavarotti che, come sottolinea Carreras, se n’è
andato troppo giovane.
Su Pavarotti ci si sofferma qualche istante in più per
ricordarne il carattere, a detta di Màrius Carol forse il più complesso, ma
erano proprio quei tratti un po’ insoliti a renderlo speciale per Carreras,
che a detta sua era da stimare anche
perché era un uomo che aveva ben chiaro quello che voleva e che non si faceva
problemi a dirlo. Con Domingo e Pavarotti, racconta Carreras, si giocava a
Pocker, usando fotocopie dei biglietti da 1, 5 e 10 dollari.
Il Concerto per Piano no.2 di
Rachmaninov, colonna sonora della battaglia di Carreras contro la malattia, e trasformatasi
nel simbolo della sua vittoria: a integrare questa colonna sonora, le arie che
Josep cantava mentalmente durante le sessioni: un tentativo per rendere
migliori quei 30-40 minuti che costituivano ogni sessione.
La conclusione dell’intervista
dedicata a tratteggiare l’attività della Fundación Josep Carreras contra la
leucemia, nata nel 1988, che sta facendo un lavoro magnifico, e che dovrà
continuare fino alla realizzazione dell’obiettivo, ovvero che la leucemia sia
curabile per tutti e in tutti i casi. La Fondazione, insieme alla Generalitat
de Catalunya, è responsabile della creazione dell’omonimo Centro di Ricerca destinato
a Leucemia e altre malattie del sangue, che entrerà in pieno funzionamento nel
giro di qualche tempo. Questo è uno dei progetti che interessano da vicino a
Carreras, insieme ad uno legato all’ambito strettamente professionale, ovvero
al desiderio di non concludere la propria carriera senza cantare ancora almeno
un’opera: il tenore non può e non intende svelare ulteriori dettagli, ma è in
cottatto con un compositore viennese che sta scrivendo un’opera di
ambientazione spagnola appositamente per lui, su misura per le sue possibilità,
e che interpreterebbe un personaggio famoso, non di natura militare, nell’epoca
della Guerra Civile.
E chissà che non realizzi anche
questo proposito, Carreras, un combattente appassionato che sa godere al meglio
ogni momento della sua vita senza rimpiangere il passato, e che con
determinazione e sacrificio ha portato a compimento la maggioranza degli
obiettivi che si era prefissato. E ci riuscirà anche questa volta, Josep, con
la passione di sempre!!
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