Entrevista sobre el llibre de memories de Josep Carreras a Catalunya Ràdio

Con qualche giorno di ritardo vi riporto i contenuti delle interviste che hanno seguito quella per la trasmissione di El món de RAC1, come quella per Els Matins de Catalunya Ràdio che vi commento oggi. Mi soffermerò maggiormente sugli aspetti che non compaiono nella prima intervista. Il prossimo post verrà dedicato a quella  di Cadena Ser.




Josep Carreras e Màrius Carol hanno nuovamente illustrato come è avvenuto il loro incontro dal sarto e da lì come è nato un più consolidato rapporto di amicizia scoprendo punti di vista e passioni condivise: provenienza, i quartieri di Poble Nou e Sants, la lingua catalana, il calcio. Màrius Carol non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe scritto a quattro mani le memorie di Josep Carreras perché, come racconta, non ha mai avuto il dono del canto, visto che fin da piccolo era stato tolto dal coro della scuola. Carol può quindi vantare questo duetto con Carreras, non nel canto ma nella scrittura.


L'imminente 65esimo compleanno di Carreras ne costituisce l'occasione, un età però che non coinciderà con l'età del pensionamento, perché intende continuare a cantare, e nell'avenutura di riguardare la propria vita dal retrovisore, Màrius Carol non avrebbe potuto essere un migliore compagno di viaggio.

Emergono aspetti che rimandano all'infanzia del tenore, quando voleva diventare calciatore e giocare nel Barça, un po' come tutti i ragazzini della sua generazione allora, o all'iniziale scelta universitaria della Facoltà di Chimica, o semplicemente all'abitudine di leggere ogni giorno un gran numero di quotidiani in diverse lingue, ma anche questioni di una certa profondità, come il fatto che avrebbe voluto trascorrere più tempo con i suoi figli soprattutto quando erano piccoli. Carol racconta che in una conversazione con Albert Carreras, figlio del tenore, è emerso che suo padre passava circa 300 giorni l'anno su aerei o in scena, motivo principale per cui, quando era piccolo, Els Reis (I  Re Magi), arrivavano da lui il 2 o il 3 Gennaio, invece del 6. Con il piccolo Albert, questo anticipo veniva attribuito al fatto che vivendo loro a L'Atmella del Vallès, i Re Magi passavano prima, per poi arrivare puntuali  a Barcelona il giorno 6.

Una vita di successi strepitosi, ma anche piena di sacrifici quella di Carreras, ma come la sua quella di tutti quelli che nel loro percorso hanno ottenuto dei risultati. Dal canto suo può dire di esercitare una professione che si identifica nella sua vocazione, un vero lusso che ti porta a lavorare con piacere e a svolgere qualsiasi attività collegata a questo ogni giorno con gusto, con grande disciplina ma traendone grandi soddisfazioni.

È poi il momento dei grandi nomi che hanno affiancato Carreras nella sua magnifica carriera: l'idolo Giuseppe Di Stefano, definito come uno dei più grandi tenori della storia, un uomo straordinario, di carattere anche per le stesse proprie origini siciliane. Tre fotografie del percorso professionale che Carreras sceglierebbe: di tutti i grandi debutti, in primo luogo il suo debutto al Liceu, il teatro della sua città; successivamente il primo contatto con Herbert von Karajan, un momento che ha comportato anche una grande tensione per il fatto stesso di esibirsi davanti al grande direttore. Prende la parola Màrius Carol, menzionando, forse come terza papabile fotografia, al messaggio di pace, e al coraggio di Carreras ha dimostrato nel 1994, arrivando a Sarajevo in piena Guerra Balcanica, vestito con casco, giubbotto antiproiettili e abbigliamento militare, per cantare il Requiem di Mozart con Zubin Mehta. A questo momento così potente, Carol ha deciso di dedicare un capitolo del suo libro.

Un altro tasto toccato, il controllo della paura, dei nervi, e alla determinazione che Carreras ha dimostrato nella sua battaglia contro la leucemia, in cui hanno giocato un ruolo importante anche l'intorno familiare, e anche la musica, che in certi momenti si rivela una terapia scientifica, al di là di quello che per ognuno possa rappresentare. Su queste parole inevitabilmente suona quel'emblematico Secondo Concerto per Piano di Rachmaninov.

La trovata geniale dei Tre Tenori, la controproposta di Carreras di fronte all'eventualità di alternarsi con un gran numero di cantanti d'opera in una sorta di "maratona operistica". I tenori più popolari allora erano proprio loro tre, e sarebbe stato qualcosa di molto originale e progressiva per celebrare la Soccer World Cup di Italia '90.
Per ricordare Pavarotti, splendido l'aneddoto che lo riguarda, e che lo ritrae viaggiando su aerei privati carichi delle primizie della buona cucina italiana, come quando in un'hotel ha chiamato Carreras con urgenza dalla camera dell'hotel: "Ciccio, devi venire subito perché devo parlarti di una cosa importante", con queste parole Pavarotti aveva allarmato Carreras alle due di notte, prima di un concerto, illudendolo che si trattasse davvero di qualcosa di serio, sicuramente relativo all'imminente esibizione. L'intenzione di Pavarotti era invece quella di fargli assaggiare un salame che aveva portato da Modena: "Alza quel tovagliolo, non hai assaggiato mai un salame come quello.". Josep Carreras si sbilancia, con tutto l'affetto e l'ammirazione che nutre per Pavarotti, come amico e collega: racconta che trasportava in aereo anche casse di angurie provenienti dall'Italia, anche fino all'altra parte del mondo. Questo lasciava sbalorditi, ma ovviamente alla fine   bisognava approfittarne.

Questo libro, come si fa notare, descrive una vita attraverso aneddoti, che sono molto importanti nel tracciare un vissuto lasciando trasparire il carattere, il modo di fare: il libro si conclude con l'appuntamento che Carreras si concede ogni primo sabato del mese, impegni permettendo, facendo colazione con i suoi amici di vecchia data, e compagni di scuola, nello stesso bar del quartiere barcellonese di Sants, e questo dimostra come Josep Carreras, al di là di una vita strabordante di successi, soddisfazioni, sforzi e sacrifici, sia sempre rimasto molto attaccato alle proprie origini.

Comments