Entrevista de Carerras i Carol a El Món de RAC1: i amb la Caballé la gran sorpresa


 Giovedì mattina Josep Carreras e Màrius Carol sono stati intervistati nella trasmissione radiofonica El Món de RAC1 per approfondire l’argomento del recentemente pubblicato libro di memorie A  viva voz, editato da Plaza & Janés, o nella versione catalana, De viva veu, da Rosa dels vents, scritto a quattro mani. 

rac1.org (click on Montserrat Caballé demana a Josep Carreras cantar plegats al Liceu)

In questi giorni sono state rilasciate molte interviste, questa è stata la prima e per quetso viene discussa per intero. Le altre saranno commentate nei post successivi, approfondendo soprattutto parti che in questa non compaiono. 

Una lunga intervista che non poteva che cominciare con un meritato elogio, specialmente al giornalista e scrittore Màrius Carol, che nell’integrare le memorie de Carreras è riuscito a far coesistere emotività, sorrisi, riuscendo sempre a concretizzare il proposito della scrittura a quattro mani. Màrius Carol illustra come è avvenuta la mutua conoscenza tra Josep Carreras e sé stesso: anche da semplici conoscenti, l’uno l’aveva sentito cantare al Liceu, l’altro ne aveva letto qualche romanzo. Un incontro decisivo, come racconta Carol, è stato dal sarto che ne prendeva le misure: Carreras nel vederlo ha esordito con una frase che alludeva al fatto che tutti parlando di calcio pensano di saperne, quando invece non è che il contrario, mentre “aquest senyor i jo sí que en sabem” (questo signore ed io sì che ce ne intendiamo).
Màrius Carol non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe aiutato Josep Carreras a scrivere le sue memorie, ma era ormai giunto il momento per quest’ultimo di guardare la propria vita come ha detto lui stesso, “dal retrovisore”, e aprirsi raccontando aneddoti particolari del proprio passato. 
Nessun segreto viene rivelato in questo libro, semplicemente qualche dettaglio che prima d’ora non era venuto alla luce, ma che semplicemente concorre a lasciar intendere al lettore la personalità di Carreras, e il suo punto di vista sotto diversi aspetti. Questo libro nasce pubblicamente quando manca poco al 65esimo compleanno del tenore catalano, una tappa importante nella vita di ognuno, e a quasi 25 anni di distanza (nel 2012) dalla terribile diagnosi di leucemia.


Un frammento de El Retablo de Maese Pedro introduce un argomento nuovo, che rimanda inevitabilmente al debutto da bambino di Josep Carreras al Gran Teatre del Liceu, un debutto molto precoce, celebrato con un recital il 17 Giugno del 2008 per il 50esimo anniversario, che ha spinto qualcuno a credere che Carreras avesse più di 80 anni, come racconta il tenore con fare ironico. La sua presenza nell’opera di De Falla è dovuta a un’anteriore apparizione del piccolo Josep in una trasmissione benefica della Radio Nacional Española, ascoltata poi da chi avrebbe organizzato un Festival dedicato a De Falla. Carreras accenna ad una buona preparazione per questa occasione ottenuta con l’aiuto della sua insegnante di allora, la signora Magda Pruneda, ma non manca riferimento a un altro insegnante di una epoca successiva, Joan Ruax, che Carreras dipinge come un uomo straordinario, con una voce fantastica, e con il disagio di una paralisi che lo condannava su una sedia a rotelle. Ruax credeva nella sua voce, nel suo modo di cantare, gli ha dato moltissimi consigli preziosi, e dopo il lavoro trovava sempre qualche ora da dedicargli.

Altro momento musicale in cui balza subito all’orecchio la voce di Montserrat Caballé, una figura importantissima nella vita professionale di Josep Carreras, una mano esperta con cui ha condotto i primi passi nel mondo dell’Opera. A gran sorpresa la Caballé è in collegamento telefonico, dando vita a una conversazione fatta di aneddoti, alcuni anche divertenti, ma che soprattutto evidenzia l’affetto, e la stima reciproca fra i due cantanti catalani. Cantare insieme “era sempre una festa”, ogni volta come “essere a casa”. Al rapporto intenso fra loro due partecipava anche il fratello del soprano, Carles Caballé, per anni manager di entrambi, e che con grande sapienza li indirizzava nelle loro scelte. Carreras più volte manifesta la sua immensa gratitudine per il ruolo che la Caballé ha avuto nella sua vita, e il soprano riconosce che dopo poco il giovane tenore e la sua voce sono stati perfettamente in grado di camminare da soli. Momento topico della conversazione, assolutamente inatteso, l’invito della Caballé a Carreras per cantare con lei al Liceu la sera del 3 di Gennaio 2012, in un concerto in occasione del  50esimo anniversario del suo debutto: colpo di scena cui tutti reagiscono con entusiasmo, cui Carreras risponde che se ne può parlare, e che se c’è la minima possibilità lo farà con grandissimo piacere.

Nuovo momento musicale con il Secondo Concerto per Pianoforte di Rachmaninov, melodia determinante nella sua battaglia contro la leucemia, in cui determinanti sono stati l’eccellente equipe medico, partendo dal Dr. Rozman, al Dr. Thomas in seguito insignito con il Nobel per la Medicina, il sostegno di tutta la sua famiglia, e l’affetto delle persone anonime che hanno spedito migliaia di lettere alla Clinica Fred Hutchinson di Seattle, dove il tenore era ricoverato. Quella melodia di Rachmaninov esercita ancora un forte impatto emozionale in Josep Carreras che lo ricollega emotivamente alla sua vittoriosa battaglia contro la malattia, battaglia che ha sicuramente avuto qualche momento di sconforto, ma mai fino al punto di gettare la spugna, rinunciando a lottare. Ricorda con grande emozione il suo ritorno a casa, da “catalanista convinto” quale è sempre stato, imbattendosi in una moltitudine di persone andate appositamente all’aeroporto per poter dare un emotivo “benvingut a casa”, non solo ad un artista di fama internazionale, ma nello specifico a uno di loro, che dopo un’esperienza così severa , stava tornando a casa guarito.
Carreras non è riuscito a seguire a lungo le istruzioni di chi gli sconsigliava di forzare la voce, e dopo aver ricevuto le registrazioni di Manon Lescaut, rifugiatosi nell’intimità del suo magno, guardandosi allo specchio ha cominciato a cantare qualche frammento. Questo gli è servito per appurare che, la sua voce non era andata perduta.

Da questo momento all’esperienza con i Tre Tenori, in particolare all’occasione in cui Frank Sinatra si trovava nel pubblico di Los Angeles, commosso dall’interpretazione di Carreras del suo brano May Way. Una lettera di Sinatra in cui ha manifestato di aver gradito enormemente, è stata riprodotta anche sul libro, e lo stesso Sinatra aveva affermato che nel pensare ai Tre Tenori il primo che gli veniva in mente era proprio Josep Carreras. Quest’ultimo ha sempre ammirato tantissimo Sinatra come artista, per il suo essere un “dicitore”, per spiegare e declamare il testo.
Dai Tre Tenori ai Giochi Olimpici di 1992 a Barcelona e al provvedimento preso dallo stesso Josep Carreras, direttore musicale, ovvero rivolgersi a Andrew Lloyd Weber per l’inno, che sarebbe poi diventato Amigos Para Siempre: un brano emblematico, regalato da un odorosissimo Lloyd Weber, per istinto di Carreras. Il brano ideale, che Lloyd Weber aveva improvvisato al pianoforte dando vita ad un momento molto emozionante.

Mezz’ora di intervista senza parlare del Barça? È il momento di lasciare spazio a una delle più forti passioni comuni di Màrius Carol e Josep Carreras, passione che spesso irrompeva negli incontri previsti per la scrittura di questo libro. Il livello di “malattia” è molto alto per entrambi, e Carreras ammette senza problemi di trasformarsi al Camp del Barça; a questo proposito non si poteva far riferimento all’episodio eloquente del “Visca Catalunya Lliure” che un esaltato Carreras, al termine di un clássic Barça – Real Madrid con esito positivo, aveva detto a gran voce davanti a una telecamera. Carreras si prende le proprie responsabilità, affermando di aver detto qualcosa che sente profondamente. Non potrebbe essere diversamente per uno che ogni volta che canta in pubblico tiene una piccola senyera plastificata nella tasca della giacca, un simbolo che lo tiene legato alla propria terra indipendentemente da dove si trovi.

Qualche commento sulla partita di Champions del giorno prima, vinta dal Barça per 2 – 0, seguita da Carreras allo stadio insieme a suo figlio Albert, lo porta a sbilanciarsi su quelli che per l’occasione vengono definiti “I Tre Tenori” del Barça, ovvero Xavi, Iniesta e Messi. Xavi, apostrofato come il Karajan della situazione per la sua visione di gioco, Iniesta che ti fa innamorare per come conduce palla, e Messi che merita un omaggio a parte, considerato da molti il migliore del mondo, ma che gode comunque del privilegio di essere affiancato da giocatori quali i suoi compagni di squadra.
Due parole su Guardiola e Mourinho: il primo, magnifico allenatore, perfetto nel suo ambito senza il bisogno che lo si riproponga dove non gli compete; il secondo, che si troverebbe a suo agio nella città in cui Carreras si è esibito la settimana scorsa, Vienna, patria di Sigmund Freud. Carreras che stima e rispetta l’istituzione del Real Madrid, con eccezione del giorno della partita, in cui tifa per due squadre: il Barça, e quella che sfiderà il Madrid

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